Vi chiedo: avete mai abbracciato qualcuno al ritmo di “per un’ora d’amore” o “c’è tutto un mondo intorno?”. Probabilmente si. Erano canzoni adatte agli incontri e alla voglia di stare insieme. Canzoni semplici eppure, in qualche maniera, piuttosto sofisticate. Probabilmente per la voce di Antonella Ruggiero, vera anima dei Maria Bazar, ma anche e soprattutto per quell’aria pop melodica che ha permesso ad un gruppo fuori dal grandissimo giro di vincere due festival di Sanremo: nel 1978 con “E dirsi ciao” e nel 2002 con “messaggio d’amore”. Poi, è vero, la band si è disgregata e molti sono andati via. Antonella Ruggiero per prima. Ma, come i Nomadi (altro “complesso” sempre presente nel panorama musicale italiano) anche i Matia Bazar riuscirono a continuare con la loro musica e i loro giochi vocali. Della band originale era rimasto solo Giancarlo Golzi, batterista dal passato progressive e per tutti conosciuto semplicemente come Gianca. C’era stato un altro addio terribile: quello di Aldo Stellita, bassista, morto nel 1998. Giancarlo è morto ieri, a sessantatré anni, colpito da un infarto. Proprio quando la band stava per festeggiare i quarant’anni di carriera. Destino? Chissà. Eppure c’è una canzone che gira nell’aria e che tutti abbiamo canticchiato almeno una volta: “Per un’ora d’amore”. Piaceva a prescindere anche a chi amava la musica colta. Ci fu un passaggio dei Matia Bazar molto bello e molto condiviso: fu quella canzone che, forse, rappresenta l’apice dell’eleganza musicale: “Vacanze romane.” Una canzone dove è passata tutta la nostra infanzia, tutto il nostro amore per Roma, i colori dolci di quelle estati stravaccate, tra il Tevere e l’isola Tiberina, quelle dolci estate lontane, calde e lentissime, quei fotogrammi dove camminavano con passo leggiadro Marcello Mastroianni e Pier Paolo Pasolini. Ciao Gianca, dentro la tua musica, è il caso di dirlo, “c’è tutto un mondo intorno”.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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