La mia madeleine non si mangia. E’ un pezzo di film a cartoni animati. Non ti dico neppure quale perché non serve. E’ una madeleine in bianco e nero perché la televisione allora era soltanto così e al cinema quel film non lo avevo mai visto. Soltanto una quarantina di anni dopo, quando quel film l’ho comprato in un VHS per mie figlie, ho scoperto che in realtà era a colori. Quel pezzetto in bianco e nero l’hanno dato una vigilia di Natale in una casa del vecchio centro di Sassari durante la Tv dei Ragazzi, probabilmente in un programma che si chiamava Disneyland, ma di questo non sono sicuro. Del resto sì. L’hanno dato nella tv di questa casa che era piuttosto piccola, tanto che il divano accanto al tavolo da pranzo sul quale ero seduto, la notte diventava un letto, il mio letto. Io ero convinto che quella casa fosse una reggia perché conoscevo le case dei miei amici di strada. Stavo molto, in strada. Giusto perché la casa era piccola e non è che fatti i compiti potevi startene a casa a giocare. Dovevi scendere in strada. Ma le case dei miei amici erano più piccole della mia e più buie e più affollate e più cupe; e più disperate, alcune, anche se la disperazione ancora non sapevo cosa fosse neppure in teoria. Io ci stavo bene, con i miei amici, anche se erano poveri. Pensa che nella mia greffa c’erano due Antonio e per distinguerli si chiamavano Antonio il Ricco e Antonio il Povero. Antonio il Ricco era il figlio del ciabattino di via Canopolo, che aveva una bottega tanto piccola che se c’era un cliente l’altro doveva aspettare fuori, accanto al vespasiano dedicato ai clienti del vicino casino di via Esperson. Quindi parliamo di prima del 1958, legge Merlin, pensa quanto ero piccolo. Comunque se quello era Antonio il Ricco, figurati quanto era povero Antonio il Povero. La povertà di molti dei miei amici però mi faceva paura. Senza che me ne accorgessi in coscienza. E l’inconscio come al solito viene fuori nei sogni. E infatti qualche volta sognavo che la mia bella casa non esisteva più e io con babbo e mamma e le sorelle eravamo stipati in uno dei sottani dove la notte vedevo entrare e sparire senza sorriso tanti dei miei amici di strada. E quando capivo che era un sogno, mi alzavo contento nel buio, cercando di vedere la mia bella casa con la luce del fanale del palazzo del Comune che attraversava le lamelle di legno verde della persiana e facevo due passi sperando di non calpestare con i piedi nudi gli scarafaggi che la notte potevano finalmente scorrazzare indisturbati sul pavimento. Perché in realtà la mia casa non era una reggia. Mi è capitato di rivisitarla da grande e mi sono detto: “Ma come facevamo a vivere in sei, qui dentro?”. Però allora era grande e bella. Dev’essere che dopo si è ristretta per l’umidità che saliva dai cantoni di tufo. Ecco, la mia madeleine è quel pezzo di cartone animato in bianco e nero una vigilia di Natale di prima del ’58. Quando già era scuro e pensavo più con paura che con tristezza ai sottani dei miei amici che avevo appena lasciato in strada e io ero lì in una casa vera e calda, con genitori che nascondevano i loro malanni per non rattristare i figli anziché scagliarseli uno contro l’altro prendendosi a morsi a faccia come i cani. E c’era la felicità del televisore appena arrivato in casa, cosa mai vista e pensata prima, e quel cartone animato ambientato in un sogno arabeggiante, con maghi e principesse. La mia madeleine è il sollievo per essere al sicuro, è la gioia un po’ colpevole di avere sfruttato la compagnia degli amici per poi lasciare fuori di casa la loro miseria, la consapevolezza di essere privilegiato. Una tranquilla consapevolezza, non sofferente e intrisa di lacrime ipocrite. Una madeleine che per tutta la vita mi ha spinto a difendermi da quella miseria senza scordarmi che però quella calda vigilia di Natale non era qualcosa che mi ero guadagnato ma qualcosa che la fortuna mi aveva concesso. Sarà per questo che anche ora che le ideologie sono tutte stronzate e la sinistra e la destra non esistono più, io va finire che mi butto sempre a sinistra. Anche se da qualche tempo non so esattamente da che parte sia, la sinistra. Dovrò chiedere a un vigile urbano. E la tua madeleine qual è?
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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