Gli effetti che i servizi dei tg regionali della RAI hanno avuto su di me sono sempre stati di due tipi. Nervosismo,in tempi più datati; più recentemente, mi fanno cadere preda di una banale noia. Noia acuita nelle edizioni della domenica, giornata di pigrizia e indolenza generalizzate.
Eppure, oggi durante il solito, dilatato, pranzo domenicale, una notizia è riuscita incredibilmente a catalizzare la mia attenzione. La giornalista in studio ha annunciato la crisi nel comune di Alghero: il sindaco Stefano Lubrano, eletto appena 15 mesi fa è stato sfiduciato dalla sua giunta. Mi sono incuriosita, perché mi ricordo dell’elezione di questo sindaco di centro sinistra in una città governata per 10 anni dal centrodestra. Vediamo che succede!, mi dico alzando il volume del televisore.
Dovessimo applicare la banalissima regola giornalistica delle cinque W + H che anche i bambini conosceranno, si direbbe che una W fondamentale se la siano persa per strada.
Già, WHY?
Basandomi su questo servizio, non mi riesce davvero di capire che cosa stia succedendo all’interno di questa giunta, il perché, appunto, il sindaco sia sfiduciato dalla sua maggioranza. Mi si dice che “Ci sono alleanze da tessere in due giorni”, si evocano settimane di “acque agitate”, “accuse reciproche”, “lotte fratricide.” A parte il linguaggio apocalittico, non c’è un accenno ad un approfondimento politico che possa definirsi tale.
Ecco alcune delle obiezioni che potrebbero essermi mosse.
Obiezione numero uno: i tempi del giornalismo televisivo sono questi, bellezza. Impossibile ripercorrere nel dettaglio le tappe di queste vicende politiche in un servizio di un minuto e mezzo.
Obiezione numero due: è colpa tua che non ti sei tenuta informata nel tempo sulle vicende della città in questione.
Obiezione numero tre: Sì, ma chi se ne frega di quello che succede al Alghero, l’intero paese crolla e ti preoccupi di una città di 40.000 abitanti?
Ammesso che sia una colpa non essermi interessata, devo assolvere il telegiornale che costruisce una notizia girandoci intorno dribblandone il punto centrale?
E mi preoccupo, perché questo pare un esempio paradigmatico dello stato comatoso dell’informazione regionale che, parafrasando liberamente una frase di qualche anno fa di Marco Travaglio, è ridotta a essere nulla più che una sorta di Tele-Pravda delle pro-loco .
A proposito di dribbling, che dire dei servizi sul Cagliari calcio? Sull’appassionantissima vicenda “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare la via dello stadio scomparso?” le informazioni non sono mancate; aggiornamenti quotidiani sullo stato dei lavori dello stadio di Is arenas, dalla posa della prima pietra fino ad un tragicomico servizio in cui si intervistava un operaio indaffarato a buttare giù quella struttura per la quale due politici e il presidente del Cagliari finirono in carcere nel 2012.
“Le si spezza il cuore a vedere lo stadio così dopo tanto lavoro, vero?”
“No, almeno ci fanno lavorare di nuovo, che lavoro non ce n’è”
Geniale.
Obiezione numero 4: non è vero che si parla sempre del Cagliari!
Giusto. Effettivamente, i servizi confezionati tra il triangolo Is Arenas – Sant’Elia, Nereo Rocco di Trieste, nelle ultime settimane hanno visto drasticamente diminuito il loro spazio. Al loro posto, telecronaca della discesa a Cagliari di un popolarissimo fuoriclasse argentino. Nome: Jorge Mario Bergoglio.
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