during the 2018 FIFA World Cup Russia group F match between Germany and Mexico at Luzhniki Stadium on June 17, 2018 in Moscow, Russia.
A proposito del terribile infortunio occorso ieri alla stampa nazionale, che ha dato per morto il procuratore sportivo Mino Raiola che invece morto non lo era affatto, per quanto nella sua vita abbia sicuramente vissuto periodi più felici.
Forse l’ho già raccontata, ma mi pare bene ripeterla per chiarire come funzionino certi schemi della comunicazione di massa.Giorno di piena estate di una ventina d’anni fa. Giovane cronista, venni inviato sul fronte di un disastroso incendio che stava attaccando il tratto di costa gallurese tra Palau e Arzachena. Squillò il telefono, ma nella confusione di sirene e nel turbinare di pale di elicotteri non me ne accorsi.Il chiamante lasciò però un messaggio in segreteria, che ascoltai qualche minuto dopo.Era il direttore del giornale, il quale mi avvertiva di un lancio d’agenzia che raccontava della precipitosa fuga della rockstar Peter Gabriel dalla sua tenuta a Li Capanni, nei pressi di Cannigione.
Ero distante alcuni chilometri dalla zona interessata, ma attraverso una rete di scorciatoie arrivai nei pressi nel giro di pochi minuti.Il fronte delle fiamme era lontano dalla villa di Gabriel, ma soprattutto nella tenuta non si muoveva foglia.Allora chiamai un conoscente, che sapevo in ottimi rapporti con Gabriel, per chiedere conferma della notizia.Si mise a ridere: il cantante mancava da diversi giorni dalla Sardegna e dell’incendio sicuramente nulla sapeva.Richiamai il direttore per spiegare quanto avevo constatato e scoperto, in sostanza per chiarire che quell’agenzia era una bufala.Lui, con parole imbarazzate, mi spiegò a sua volta che anche se si trattava di una bufala dovevamo comunque considerala come notizia vera e darne conto nella cronaca da pubblicare il giorno seguente.
Intuendo il mio sconcerto, aggiunse che la notizia della fuga dall’incendio di Peter Gabriel avrebbe certamente avuto una risonanza mondiale e quasi tutti i giornali l’avrebbero pubblicata, in particolare quelli – ed erano la maggioranza – che non erano in grado di verificare sul posto l’attendibilità dell’informazione.Sarebbe stato il colmo se il giornale per il quale lavoravo non avesse avuto la notizia, ancorché falsa.
Chiesi di non firmare il pezzo, ma il problema non si pose perché venni poi dirottato a scrivere altro.Ecco, forse questo piccolo episodio spiega quali automatismi malati governino un certo modo nevrotico di fare informazione.Ma molto più di questo fatto di cui fui protagonista, ne ricordo un altro che, per quanto ormai rimosso dalla memoria, rappresentò una sorta di Caporetto per la stampa sarda.
Un lunedì di tanti anni fa, un quotidiano raccontò la triste storia di Ignazio, un pensionato di Cagliari sorpreso a rubare generi alimentari in un supermercato di un certo quartiere. Scoperto dai titolari, l’anziano ammise di essere stato costretto al furto perché non aveva di che sfamarsi. Confessione che, secondo la cronaca, aveva scatenato una gara di solidarietà tra gli astanti del market, i quali avevano fatto colletta per offrire la spesa all’anziano.
La notizia, il giorno dopo, finì su tutti i notiziari nazionali. Le testate più importanti sguinzagliarono allora i loro inviati affinché il povero Ignazio venisse rintracciato e intervistato.Ci volle poco, a qualcuno di questi inviati, per stabilire la verità: Ignazio non era mai esistito e la storia non era mai accaduta.Ma qualcuno cadde rovinosamente nella trappola. Pur in mancanza di riscontri e di verifiche, qualche giornalista inviò al proprio quotidiano il colloquio con Ignazio, nonostante Ignazio fosse null’altro che un prodotto di fantasia.Quando la macchina della notizia a tutti i costi si mette in moto è difficile che il buonsenso basti a fermarla.Perdonali, Mino.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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