Io sapevo già tutto, ma non potevo raccontarlo: le trattative erano ancora in corso (https://www.sardegnablogger.it/se-hollywood-scoprisse-nuraghi/)
Adesso è ufficiale e l’hanno scritto i giornali sardi: Hollywood ha scoperto i nuraghi (http://www.unionesarda.it/articolo/spettacoli_e_cultura/2015/04/14/il_premio_oscar_lamolinara_nell_isola_per_un_film_su_fiabe_e_miti-22-414836.html)
Anthony La Molinara, vincitore dell’Oscar per gli effetti speciali di “Spider-Man 2” ha intenzione di realizzare un fantasy tratto dalla trilogia di Andrea Atzori.
Hollywood si è accorta di noi: adesso sì che esistiamo davvero!
Mi sono molto divertito a vedere l’eccitazione che il mio primo articolo ha provocato nel lettori sardi già solo per aver ventilato l’idea di un tale film.
Oltretutto, il pezzo ha avuto oltre 4100 visualizzazioni su Sardegnablogger.
Noi sardi siamo ancora nella fase in cui essere visti dagli altri è fondamentale per realizzare un’immagine di noi stessi.
Del resto è inevitabile trovarci ancora in questa fase, visto che ogni popolo forma l’immagine che ha di se stesso sulla base delle rappresentazioni prodotte dai suoi intellettuali e i nostri intellettuali, ahimé, mangiano in italiano e quindi ci rappresentano sulla base delle esigenze del mercato culturale italiano.
Niente moralismi, per carità: si tratta di una constatazione tanto semplice quanto triste.
Finora i sardi sono stati rappresentati sulla base dell’idea che gli intellettuali-che-mangiano-in-italiano hanno delle aspettative del pubblico italiano sui sardi.
Notoriamente, di sardo e di cultura sarda non si campa: il mercato è troppo ristretto.
Questa situazione strangola in partenza la possibilità che la visione della Sardegna sviluppata dagli intellettuali sardi-sardi (quelli, cioè, che scrivono per i sardi e non per il mercato italiano) si diffonda nell’isola: questi intellettuali non fanno notizia quanto quelli che hanno successo in Italia.
Quanti sardi hanno letto Su cuadorzu di Nanni Falconi e conoscono la sua rappresentazione spietata della Sardegna tradizionale?
E quanti hanno letto Accabadora di Kelledda Murgia, con la conferma di tutti i cliché italiani sui sardi?
Per non parlare delle melensaggini di Grazia Deledda, dei miti razzisti di Wagner e di quelli pararazzisti di Lilliu.
Perché questi sono gli autori che maggiormente hanno influenzato e continuano a influenzare la visione che i sardi hanno di se stessi, soprattutto attraverso la pigra–mentalmente pigra–divulgazione fattane dai mass media.
Come ho scritto nell’articolo di ieri (Sardi immaginari) gli “italiani” hanno sempre avuto–almeno fino a poco tempo fa–un’idea razzista dei sardi come intrinsecamente retrogradi e gli intellettuali-che-mangiano-in-italiano si sono dovuti adeguare a quest’idea.
E tra gli intellettuali di questo tipo ci metto, ovviamente, chi opera nella scuola e nell’università italiane di Sardegna.
Fatte le debite eccezioni, è chiaro.
Il vero dramma dei sardi è allora quello di avere un’immaginario collettivo quasi interamente plasmato dalle esigenze colonialiste degli italiani, che, per ovvi motivi, hanno bisogno di credere che i sardi siano intrinsecamente incapaci di autogovernarsi–almeno in un mondo moderno–in quanto retrogradi e “tardi”.
Guardate in questa luce la leggenda wagneriana sull’arcaicità del sardo, che ho falsificato in Sardegna fra tante lingue.
E riguardate la leggenda della costante resistenziale e della Sardegna condannata dalla geografia all’immobilità eterna.
E rileggetevi quello che afferma Franco Cagnetta sui pastori sardi, fermi a un ciclo culturale addirittura PALEOLITICO: Banditi a Orgosolo e etnologi in manicomio.
Cosa c’entra tutto questo con il film che Anthony La Molinara, vincitore dell’Oscar per gli effetti speciali di “Spider-Man 2” ha intenzione di realizzare?
Se il progetto andrà in porto, e se il film avrà successo, i nuraghi e la Sardegna diventeranno star di Hollywood.
Quali saranno le conseguenze?
La prima e più importante sarà che vedremo una Sardegna–è vero, sarà un film fantasy, con tutte le distorsioni del caso–rappresentata comunque da un autore che non ha altri interessi se non quadagnare tanti bei quattrini e farsi la sua porca figura a Hollywood.
Sarà la rappresentazione di un autore che non è immerso in una cultura costruita da gente che ha bisogno di una grande isola spopolata sulla quale condurre esercitazion i militari, produrre energia, impiantare industrie inquinanti, eventualmente stoccare le scorie radioattive, e alla quale–last but not least–negare in tutti i modi i diritti di primogenitura, quelli che le derivano dall’aver preceduto l’Italia in diverse fasi storiche importanti.
Una negazione per tutte: Eleonora ridotta a “sindaco” da Laura Boldrini.
Vedremo la Sardegna come la vede un americano.
Forse–anzi, sicuramente–non sarà neanche quella la vera Sardegna, ma sarà una visione differente da quella monotonamente proposta dagli italiani e dai loro tzeracos.
Se il film poi avrà successo, dovremo aspettarci orde di turisti che vengono a visitare i nuraghi e i Giganti di Monti de Prama.
Figuratevi: saranno costretti a mettere cartelli stradali con le indicazioni per trovare i nuraghi più belli e importanti.
Cartelli oggi praticamente inesistenti.
Altra negazione: come sanno tutti quelli che hanno cercato di arrivare a S. Antine senza il navigatore. Per chi voterò alle prossime elezioni
Se il film dovesse avere successo, i Sardi si renderanno finalmente conto di avere un passato straordinario e cominceranno a chiedersi come mai tutto questo sia stato finora nascosto e/o negato.
Qualcuno–dopo il casino che abbiamo conbinato in rete–ha già cominciato a chiedersi come mai i Giganti siano stati sequestrati per 30 anni in un magazzino e gli scavi sospesi per 40 anni.
Preghiamo allora che il film di La Molinara si faccia e che abbia successo.
Accendiamo tutti quanti un cero a S. Efis e uno a S. Antiogu.
Perché la storia, a volte, passa per i pertugi più imprevedibili e bastano degli eventi anche strambi a far coagulare situazioni immobili da anni.
Preghiamo.
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