Dicono che ce la faremo. Dicono. Ma il futuro sembra avere colori molto tenui. Dicono che la colpa non è la loro. Ma degli altri. Come sempre. Ho sentito questo mantra da una vita. Grani di rosario che tutti hanno snocciolato. Tutti. Ed è questo che non mi è mai piaciuto. Mia madre, fin da piccolo, mi ha sempre insegnato che la colpa se uno prende un brutto voto è perché ci ha messo sicuramente del suo. Facevo finta di non essere d’accordo. Ma era così. Le mie insufficienze erano mie e non del mio vicino di banco o della classe o della scuola o della società, o dell’Europa. Mia e di nessun altro. Adesso, invece, si spostano sempre i problemi. Si nascondono o, addirittura, evaporano.
Ma solo momentaneamente. Gli operai esistono. Non sono ancora scomparsi. Hanno modificato la loro lotta, hanno provato ad urlare più forte e hanno sempre figli da mantenere e ancora vorrebbero il figlio Dottore. Pensi cara Contessa, sono rimasti così: dolci, aspri e sognatori. Solo che sono cambiati i tempi e i sindacati dicono che devono accettare quello che il padrone ordina. Pur di lavorare. Cancellano gli orizzonti. E la gente ha paura. Non è più un problema di chiedere l’aumento di salario. Il problema è mantenerlo quel maledetto salario. E l’operaio, davanti a questo strano modo di vedere le cose da parte del sindacato, comincia a pensare che forse, molto probabilmente, ci sono molte cose che non quadrano. Lo pensa mentre guarda sua figlia che non riesce a mandare all’asilo, sua moglie che rinuncia da tempo al parrucchiere, sua madre che osserva le mattonelle del suo appartamento per non mostrare le lacrime e suo padre che non ama l’umidità sopra le guance e preferisce non parlare e non incontrare quel figlio muto e solitario. Già, ma tutto questo chi lo racconta? Dove sono finiti gli scioperi di una volta? Le bandiere rosse e sapesse contessa e corre corre la locomotiva?
Guccini ha compiuto 74 anni e ha sempre quel sorriso sardonico e forte. Gutturale. Come i testi delle sue canzoni. Che molti cantano. Questo ci è rimasto e poco altro. Mi manca Pasolini che saprebbe analizzare bene questo momento. Lui che sapeva trovare la dignità nell’anima dell’operaio. Questo mi manca. Il sudore della gente, la forza della vita, in un mondo dove tutti continuano a registrare filmati da inviare su you-tube e a simulare una calma apparente. Che non c’è.
E intanto corre corre corre la locomotiva…….
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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