Si ha paura a pronunciare la parola guerra, ma i padroni della storia dei nostri giorni e il loro modo di gestire le relazioni internazionali sembrano suggerire che questa prospettiva non sia poi così remota. Secondo la rappresentazione dell’ordine mondiale cui noi occidentali siamo abituati, gli Stati Uniti rappresentano le forze del bene, del progresso e della civiltà, mentre dall’altra parte ci sta la forza del male di turno: l’Iraq, la Libia, la Siria, la Corea del nord. Qual è la differenza tra il bene e il male? Gli Stati Uniti sarebbero la più grande democrazia del mondo, con tutti i contrappesi e i controlli che, in una grande democrazia, scongiurano scelte azzardate di un solo uomo. Dall’altra parte, invece, ci sarebbero i tiranni, padroni di Stati dove la democrazia è sconosciuta e il diritto internazionale ignorato. Io però ho un dubbio, un dubbio che si rafforza ogni giorno di più. Chi mi dice che Donald Trump, in questo momento, sia il bene e Kim il coreano o Assad il siriano i suoi malefici antagonisti? Chi mi dice che Trump rappresenti degnamente la prudenza dello statista della più grande potenza planetaria e tuteli con le sue decisioni l’interesse delle comunità mondiali?
Dov’è stato, il controllo democratico, nella pioggia improvvisa di missili sulla Siria o nelle esplicite minacce al bamboccione coreano? Quando Berlinguer riconosceva di sentirsi più protetto dalla Nato che dal Patto di Varsavia, era perché i Ford e i Carter avevano il profilo di statisti responsabili, avveduti. Si può riconoscere a Trump questa saggezza, se persino uno dai modi spicci come Putin lo invita a darsi una calmata. Datemi un buon motivo per credere che, in questo momento e nell’interesse del mondo, si debba ancora tifare per l’America e sentirsi sicuri al suo fianco.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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