“Una donna a capo della procura di Cagliari”. Ma siamo sicuri che questo titolo che ieri ho letto su numerose testate sarde rispecchi la notizia? Indubbiamente la dottoressa Pelagatti è una donna, ma questa sorta di ostentazione del sesso di appartenenza, anziché della semplice identità, della nuova dirigente dell’importante ufficio giudiziario, mi ha fatto pensare alla Settimana Incom. I vecchi come me la ricorderanno. Era quel cinegiornale che si proiettava al cinema tra uno spettacolo e l’altro. E veniva percepita, già a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, come una festa di nozze dei luoghi comuni. Specialmente quelli relativi alla donna. Le domestiche in libera uscita che si accoppiavano ai militari in libera uscita, le meridionali baffute e ignoranti, le aspiranti attricette ignoranti da prendere in giro. E la prima conduttrice di autobus, la prima donna controllore su un treno e la hostess che studia da pilota mostrate come fenomeni da circo equestre. E vi assicuro che già allora era roba sorpassata. Io ero un bambino e poi un adolescente pienamente inserito in quei tempi nei quali quando una donna arrivava a svolgere uno di quei mestieri la cosa non costituiva notizia. Certo non era frequente vedere una donna alla guida di un “tram” (come a Sassari chiamavamo gli autobus), ma se avveniva a nessuno veniva in testa di fare i commenti e le domande degli intervistatori Incom: “E suo marito è d’accordo?”. Per quanto riguarda la notizia in questione, io ho cominciato a frequentare i palazzi di giustizia come cronista nel 1973. E vi assicuro che non c’era niente di strano nell’imbattersi in donne che esercitavano la professione di magistrato (e con ruoli importanti) e se fossi tornato ansimante in redazione con un pezzo in bocca sull’eccezionalità di una donna che fa arrestare i ladri o su un’altra che li condanna, mi avrebbero convinto con toni inurbani a cambiare mestiere. E a proposito di giornalisti, è vero nelle due redazioni sarde non c’erano molte donne, così come nei palazzi di giustizia, e alla guida dei “tram” di Sassari forse quando ero ragazzo non ce n’era neppure una. Ma io non parlo di questo, parlo della percezione di assoluta normalità che si aveva quando a mestieri e professioni solitamente maschili approdavano anche delle donne. Non voglio certo dire che si sia raggiunta la parità di genere. Purtroppo la strada è lunga e proprio nella magistratura lo scorso anno si è giustamente polemizzato sul fatto che sono poche le donne ammesse a ruoli dirigenti. Ma, sarà forse per le esigenze di sintesi dei titoli, soprattutto nelle testate online, questa enfatizzazione di “una donna a capo delle procura” a prima vista ha più il sapore di una curiosità stile Settimana Incom che il giusto compiacimento per un risultato raggiunto in una battaglia di progresso. Sia chiaro: mi riferisco soltanto al titolo perché in tutti gli articoli sotto quel titolo non c’erano il contenuto e lo spirito della settimana Incom. Anzi, erano dei buoni pezzi di cronaca che spiegavano il contesto in cui era maturata la nomina e ne spiegavano la vera importanza, offrendo una corretta identità professionale e non soltanto di genere della dottoressa Pelagatti. Ma quel titolo, così uguale dappertutto, prestava il fianco a una diversa e superficiale percezione. E con tutto quello che gira in internet, meglio starci attenti.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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