Tra le dichiarazioni dei politici nostrani sull’elezione del nuovo presidente americano, mi ha colpito quella di Beppe Grillo. Secondo il fondatore dei Cinquestelle, il trionfo di Trump è una versione transoceanica del Vaffa-day e soprattutto dimostra che nessuno legge o segue più i grandi organi di stampa, neppure negli Stati Uniti. “Hanno detto e scritto che era il candidato contro i neri, contro i musulmani, contro i gay, ma ha vinto lo stesso, perché la stampa del sistema non la segue più nessuno”. Io credo sia l’esatto opposto. Io credo che l’opinione pubblica americana continui ad assumere gran parte della propria informazione dai mezzi di stampa, ma chieda proprio quel che crede di aver trovato nel nuovo presidente. Io credo che l’elettorato americano abbia scelto Trump perché chiedeva esattamente una figura come la sua o, seguendo la modalità Grillo, voleva il Trump che i media hanno raccontato al mondo (che poi non è vero manco questo: i media americani hanno registrato quel che Trump ha detto e fatto in questi mesi e nella sua vita). L’elettorato americano voleva il presidente aggressivo, scorretto, facilone, con una soluzione immediata, a sentir lui, a portata di mano. Sono tempi di insicurezze e paure che generano odio e diffidenze, un mare nero nel quale navighiamo ormai tutti. L’arabo con la barba lunga seduto al bar accanto a noi ci rende nervosi, perché temiamo possa farsi esplodere da un momento all’altro; il messicano esporta delinquenza, ci ruba il lavoro e rovina il mercato con la sua concorrenza a basso costo; in televisione vediamo le solite facce di politici che scaldano le loro poltrone ma non rendono le nostre vite più sicure. Trump ha dato la risposta più rassicurante a tutte queste richieste. Un calcio in culo ai messicani per rispedirli oltre il Messico, fuori dai coglioni gli islamici e le loro guerre sante, fuori dai coglioni pure i politici di lungo corso, con le loro parole vuote e le loro connivenze con la finanza sporca e i terroristi.
Ma davvero si può credere che queste siano risposte? Davvero si può credere che un figlio di papà che non ha mai amministrato nulla in vita sua, se non i condomini di famiglia sparsi per tutta l’America, abbia la soluzione a tutti questi problemi? Cosa ve lo fa credere? La verità è che al mondo siamo sempre di più, gli spazi sono sempre più angusti e, che piaccia o no, dovremmo abituarci sempre più a convivere a contatto di gomito con gente sconosciuta. Quanto agli intrecci finanza-politica, sembra quasi che Trump sia una specie di poveraccio che da sempre combatte il sistema. In realtà, lui stesso è il sistema. E certe sue osservazioni sulla pratica della corruzione lo dimostrano Le risposte che un politico serio dovrebbe offrire non possono che tenere conto di questi presupposti. Ma, certo, è molto più facile proporre muri, barriere, decreti d’espulsione e calci in culo a chiunque abbia fatto politica prima di lui: chi nasce piazzista, cerca sempre di fornire le risposte più immediate al consumatore, poco importa se sono quelle giuste. Mi cadono le braccia, poi, quando sento alcuni commentatori sostenere che i Democratici avrebbero dovuto parlare con lo stesso linguaggio di Trump. Scimmiottare Trump, per costoro, avrebbe significato rispondere alle richieste dell’elettorato. Il problema è che gli imbonitori come Trump vendono illusioni, non risposte vere. Mi auguro che il nuovo presidente si dimostri altra persona rispetto a quel che ha mostrato di essere in questa campagna elettorale, come molti pronosticano. In questo caso, sarò lieto di rimangiarmi tutto.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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