Se c’è una forma di viltà grave quanto l’assassinio di un uomo inerme, questa è la rimozione della memoria di un martire. Perché è una forma di viltà condivisa, perché ritiene che il tempo lavi la colpa e il dovere di cercare giustizia e risposte. È passato tanto tempo ed è ora che non se ne parli più, pensano tra sé e sé questi vili. Don Graziano Muntoni era quell’uomo inerme che, alla vigilia di Natale del 1998, venne ucciso con una fucilata al petto, mentre andava a preparare la chiesa e nelle strade del paese era ancora buio. Don Graziano Muntoni era il parroco di Orgosolo e venne ucciso all’alba del 24 dicembre di vent’anni fa. Non si è mai saputo chi lo abbia ucciso e perché. Facile pensare che il suo impegno civile lo abbia ridotto ad un impiccio da levare di mezzo, per chi ha sparato quella fucilata e per chi, nell’ipotesi vi sia un mandante, ha armato la mano dell’assassino. Viltà fa rima con civiltà. Ed è per questo che non bisogna mai stancarsi di cercare giustizia per Don Muntoni. Ed è per questo che la comunità coinvolta deve far prevalere il suo senso di giustizia, cercando e ricordando. Anche se c’è chi aspetta che il fiume della memoria si inaridisca, anche se c’è chi si augura che di questi fatti di sangue avvenuti in Sardegna non si parli più, sennò si alimentano luoghi comuni e dicerie. Sono passati vent’anni, ma dovremmo onorare Don Muntoni come se il suo sacrificio fosse avvenuto oggi.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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