Alla ricerca di memorie lungo il crinale dei ricordi: un padre morto troppo giovane, l’amore tra madre e figli, bimbi diventati in fretta adulti. Linee d’ombra tra infanzia, adolescenza, età matura. Quotidianità fatte di musiche, programmi tv, immagini che via via sbiadiscono. Rimandi a canzoni, festival, radio libere, antiche kermesse. Ritmi, stili, tessuti stramati. Speranze e attese. Solitudini e affetti. Zoomate in bianco e nero. Flash su cimiteri incombenti. Tuffi in una modernità costruita su contrasti di luce. Riprese tra viaggi (pochi), illusioni (tante) e lotte (tutte estenuanti). Contro una società da cambiare. Contro il destino. Contro una malattia che fa dimenticare il passato cancellando la realtà.C’è tutto questo nell’ultimo libro di Giampaolo Cassitta Domani è un altro giorno. Ma anche di più. E parecchio. Specialmente ci sono la voglia di capire, la passione e l’orgoglio di guardarsi allo specchio per cogliere riflessi rivelatori, l’idea che soltanto un confronto senza enfasi tra epoche differenti possa servire ad afferrare il presente, perfino questo presente oggi dominato dalla pandemia. “Quelle tombe sono storie concluse, definitive. Raccontano il passaggio tra le strade di questa vita e condensano tutto dentro una foto e due date: quella di nascita e quella di morte. E nessuno è disposto a guardare nel tempo intercorso; nessuno pensa al durante. Nessuno conosce la storia di tutti gli uomini e i sepolcri sono solo libri di parole non lette”.Ci si muove sempre lungo la falsariga di un’indagine a ritroso. Sempre con tocco delicato, coinvolgente. Sempre con un nitore ricostruttivo che illumina spaccati familiari e contesti collettivi. E sempre con una chiara impalcatura intimistica. Composta da tanti patchwork narrativi affiancati. Tra i quali affiora il talento di fare parlare i bambini in maniera spontanea, fuori da ogni ipocrisia, restituendo agli adulti voci altrettanto autentiche. Una serie di carrellate lontane dai romanzi precedenti di Cassitta per il taglio, per i tratti dei protagonisti, per i racconti di vicende e figure collaterali.“Mamma, ti ricordi del fico? Quello davanti al bar, nella pineta appena fuori dalla città. Dovevamo parcheggiare proprio sotto il fico noi e la 500, zio Luca che viveva a Napoli con la Opel Kadett, zio Savino e la sua 124 rossa. Tutti insieme per andare al mare e starci tutto il giorno. Le domeniche di luglio e agosto sapevano di melanzane, zucchine e polpette. Sapevano di olio e anguria, di carte e di mariglia, di palloni: erano giornate intere trascorse tra la pineta e la spiaggia a rincorrerci…”Nulla a che vedere, in sostanza, con altri lavori di Giampaolo Cassitta come Il giorno di Moro, La zona grigia o il più recente Dolci sante e marescialli. In questo caso, a giocare da contrappunto rispetto ai singoli capitoli, l’autore ha scelto poche strofe di tanti brani musicali. Un sound che suscita emozioni e fa luce sui momenti cruciali della trama. Le canzoni segnano i passaggi temporali. Marcano i territori della memoria. Scandiscono i tempi degli amori. Aiutano a comprendere dove finisce il sogno e ricominciano le esistenze reali. E guidano tutti verso l’epilogo, sino alla consapevolezza che Domani è un altro giorno.
Pier Giorgio Pinna
Domani è un altro giorno. di Giampaolo Cassitta arkadia/eclypse, 117 pagine, 14 euro, nelle librerie appena riaperte
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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