Bisogna essere stati ragazzi degli anni settanta per capire chi è stato Pippo Caruso e bisogna ricordarsi che a quei tempi c’erano solo tre canali televisivi per comprendere le storie e le passioni. Chi aveva intorno a quindici anni a metà degli anni settanta (io ero tra questi) ricorderà il Festival di Sanremo, Pippo Baudo, Domenica in, serata d’onore. Ha suonato con tutti e per tutti: da Ornella Vanoni a Mia Martini passando per Enzo Jannacci, Loretta Goggi (maledetta primavera) Bruno Lauzi e anche i New Trolls. E’ stato ciò che Pippo Baudo non poteva e non voleva essere: una spalla silente e tranquilla. Era un buon direttore d’orchestra e ha accompagnato artisti come Liza Minelli, Céline Dion, Charles Aznavour, Gilbert Bécaud. E’ lui l’autore delle musiche di quella bellissima e irraggiungibile “Ancora” cantata da un bravissimo e poco ricordato Eduardo De Crescenzo. Ha anche musicato Johnny il bassotto e la tartaruga. Un minimalista che sapeva essere maestro del pentagramma. Storie di altri tempi. Di quelli mie e dei miei amici che passavamo le serate a guardare Sanremo a ridere di poche cose giocate con Nino Taranto, Lino Banfi, Alberto Lionello e Lino Toffolo. Quel non sense che accompagnava i testi di Enzo Jannacci, quel mondo a colori tenui e dolcissimi dove Pino Caruso ci ha trasportato. Ho ancora ben chiaro il suo sorriso nei baffi e l’urlo del suo grandissimo amico Pippo Baudo: “Dirige l’orchestra Pippo Caruso” e a ripensarci adesso ritorno a quei giorni lunghi e intensi e che non ritorneranno più.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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