Sembra quasi una storia d’altri tempi, di quando c’era ancora la macchina a vapore ma sta di fatto che il vicepremier turco Bulent Arinc afferma pubblicamente che “la donna sa ciò che è peccaminoso e non deve ridere in pubblico”. Frase sfacciatamente maschilista e, per certi versi anche triste. Ecco perchè la reazione delle donne turche non si è fatta attendere: quasi trecentomila tweet contro il politico conservatore e una miriade di selfie dove le donne sorridono apertamente. Quanto sembriamo lontani da questi mondi ma poi, riflettendo, abbiamo un signore che classifica giocatori di calcio stranieri come scimmie: “se non fossero in Italia starebbero nei loro paesi a mangiare banane”; ne siamo appena usciti da un ventennio tutto “infermiere e Papi e bunga bunga” e facciamo fare gli inchini ad una statua della Madonna davanti alle case dei mafiosi. Che fare? la cosa più semplice, quella messa in opera brillantemente e con estrema saggezza dalle splendide donne turche: “resistere e ridere” ovvero direnkahkaha, parola difficile ma rende l’idea. Il sorriso, in fondo, è la cosa più seria da contrapporre alle stupidaggini umane.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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