Mauro Biglino è saggista, cultore di storia delle religioni, ricercatore e traduttore di testi sacri.
Il suo ultimo libro pubblicato si intitola “La Bibbia non parla di Dio” (edizioni Mondadori), titolo a dir poco sconcertante. Altri suoi recenti lavori sono: “Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia”, “Il Dio alieno della Bibbia”, “Non c’è creazione nella Bibbia” (Uno Editori). La recente collana di fumetti, intitolata “Elohìm”, vede la sua preziosa collaborazione. Sarà presente sabato 14 Maggio a Calasetta in occasione per il convegno “L’Universo siamo noi… Terrestri ed extraterrestri nella scienza, nella storia e nella religione” all’interno dell’ ANIMANOVAFEST SARDEGNA – I EDIZIONE Organizzato da Ass. Cult. OLIS
Biglino, devo ammettere che leggere i suoi scritti è davvero liberatorio. Attraverso le sue ricerche, tante contraddizioni dell’Antico Testamento vengono risolte, nel dare voce a delle ipotesi più semplici rispetto a quelle teologiche, forse più materialistiche, eppure molto affascinanti. I suoi libri sono esplicitamente rivolti a liberi pensatori. Io ho la presunzione di esserlo, come penso ce l’abbiano in tanti. Ma purtroppo, di primo acchito, leggendo i suoi titoli ho sorriso un po’. Lei non è un ufologo, né vuole esserlo. Perché si occupa di queste tematiche?
Perché io mi occupo della Bibbia e in realtà è quel libro che se ne occupa. Io non faccio altro che raccontare ciò che leggo: in fondo è il lavoro più facile del mondo. Non dovrebbe neppure essere necessario farlo, ma sono secoli che i teologi e gli esegeti monoteisti fanno dire a quel libro ciò che non dice, e allora è bene che i liberi pensatori possano avere quantomeno gli strumenti e le informazioni necessarie per condurre analisi autonome.
Perché è comunemente così difficile ammettere che la Bibbia potrebbe essere, per la maggior parte, nient’altro che la storia di una conquista territoriale, una cronaca di guerra (e di guerra efferata)?
Perché secoli di condizionamento condotto anche con la violenza e con la proibizione di leggere e persino possedere quel libro hanno generato la convinzione che si tratti di un testo ispirato da Dio, mentre una lettura attenta e serena rivela ciò che è: un insieme di libri che raccontano, in sostanza, la stessa storia narrata in numerosi altri testi che l’umanità ha scritto nel corso della sua storia. Non a caso, nel libro “La Bibbia non parla di Dio” (Mondadori, 2015), ho presentato un’analisi parallela con testi greci: qualunque mente minimamente aperta comprende che non c’è differenza. La Bibbia è un libro di guerra, di genocidi, di stermini, ruberie, inganni… di una ferocia rara e chi li commetteva veniva definito uomo “buono e giusto”, in quanto fedele esecutore degli ordini di Yahweh che, per fortuna per tutti noi, non è Dio ma proprio un “ish milchamah”, un “uomo di guerra”, come lo definisce bene il libro dell’Esodo. Insomma, riconfermo qui il titolo di un altro dei cinque libri che ho dedicato al tema: “La Bibbia non è un libro sacro” (Unoeditori, 2013).
Chi è per lei il misterioso YHWH? Chi sono gli Elohìm? Esistono dubbi sulla loro pluralità?
È difficile essere più aperto di come lo sono nei miei libri. Yahweh era un piccolo ed insignificante militare appartenente alla schiera degli Elohìm. La Bibbia dice chiaramente che il comandante Elyon gli assegnò un piccolo pezzo della famiglia di Abramo (per la precisione Giacobbe) mentre ad altri Elohìm (probabilmente fratelli di Yahweh) vennero assegnate altre parti della stessa famiglia, e precisamente Moab e Ammon (pronipoti di Abramo), assegnati rispettivamente agli Elohim di nome Kamosh e Milkom. Gli Elohim erano individui che altri popoli definiscono come figli delle stelle che si sono spartiti il pianeta. Lei comprende che non posso riportare qui quanto ho ampiamente documentato nei libri nei quali spiego come la loro pluralità sia una realtà palese, sempre riaffermata nella Bibbia con una chiarezza che è disarmante, nonostante i tentativi dei teologi monoteisti di negarla con spiegazioni che cadono miseramente non appena le si applichi concretamente al testo biblico: cosa che faccio regolarmente nelle conferenze.
Ma la Bibbia pullula di attribuzioni divine, di lodi rivolte a YHWH (chiamato più spesso “Adonai”, il Signore). Basti pensare ai salmi, che ne sono un vero e proprio compendio! Tutte manipolazioni successive, secondo lei?
Dopo l’esilio babilonese (VI sec a.C.), il sacerdozio di Gerusalemme ha preso in mano il potere e il controllo di quei libri. La Bibbia venne allora interamente riscritta, con l’obiettivo di fare di Yahweh il più grande e poi l’unico degli Elohìm. Non è un caso che il Prof. Alexander Rofe (da 40 anni docente alle Hebrew University di Gerusalemme) scrive che tra le pochissime certezze che abbiamo su quel libro c’è la seguente: “La Bibbia che leggiamo noi oggi non è quella scritta in origine, perché ogni volta che la riscrivevano la cambiavano” e questo è avvenuto numerosissime volte nel corso dei secoli.
Chi avrebbe o avrebbe avuto interesse ad effettuare una traduzione deliberatamente falsa? Non è paranoico pensare ancora alla Chiesa come ad un’istituzione arrogante, che ci vuole tutti ignoranti?
Senza le false traduzioni (che documento ampiamente, testi alla mano) e senza le false interpretazioni non si sarebbe potuto costruire alcun sistema di potere. Che le istituzioni ci vogliano ignoranti è dimostrato dalle reazioni che sorgono ogni volta che qualcuno si impegna a mettere in evidenza ciò che quel libro contiene veramente e letteralmente. Non a caso le istituzioni sostengono che un’interpretazione corretta deve passare necessariamente attraverso il magistero della Chiesa, perché il popolo da solo non è in grado di capire. Invece non è così: il problema è che, se la gente capisce, cade tutto.
I suoi detrattori mettono in discussione, in primis, la sua conoscenza dell’ebraico e della Bibbia masoretica. Come si difende?
Le Edizioni San Paolo (la più importante casa editrice cattolica italiana) hanno pubblicato, col mio nome, 17 (diciassette!) libri dell’Antico Testamento da me tradotti letteralmente (li si trova regolarmente nelle librerie). Provi a chiedere a “quei” detrattori quali sono le loro pubblicazioni accreditate da importanti case editrici: io l’ho fatto e sto ancora attendendo risposta. Sono quindi “quei” detrattori che devono difendere la loro posizione, non io. Una seconda risposta è data da quanto sto facendo nelle conferenze da più di un anno: uso le bibbie tradizionali che loro non contestano e applico a quelle le interpretazioni che loro elaborano, senza cambiare assolutamente nulla. Con questa semplicissima operazione, tutti comprendono che è la Bibbia stessa che li smentisce, e non Biglino. Anche per questo riaffermo che sono loro che si devono difendere, non io.
Per dare più forza alle sue argomentazioni, lei cita a più riprese i Sumeri, la loro lingua e cultura, i loro sorprendenti ideogrammi. Potrebbe sembrare una forzatura. Come mai proprio questo popolo? Che relazione aveva con quello ebraico?
Non è una forzatura, perché tutti i racconti delle origini contenuti nella Bibbia (Genesi in primis) non sono altro che copie rielaborate di testi sumero-accadici molto più antichi (Enuma elish, Atraasis, Epopea di Gilgamesh…) con i quali la classe dominante ebraica è venuta in contatto durante l’esilio babilonese, di cui ho già detto. Questo lo sanno tutti gli studiosi (compresi i biblisti e i docenti universitari cattolici che insegnano anche nelle università in Vaticano) e uno degli aspetti più sconcertanti delle convinzioni che la dottrina è riuscita a trasmettere è il seguente: i testi sumero-accadici sono miti, favole, leggende, mentre la Bibbia (che ne è una copia rielaborata) è verità ispirata da Dio. Una vera assurdità che sono riusciti a fare passare ed accettare, solo perché la società è in gran parte condizionata da un ambiente culturale ed una educazione individuale strutturati per costruire una cultura religiosa elaborata a tavolino.
Si occuperà di altri testi sacri, nel prossimo futuro?
Al momento mi sto dedicando al Nuovo Testamento.
Chi dovrebbe occuparsi della Bibbia, se non i teologi, e perché?
Dal momento che – come sanno tutti i filologi – la lingua ebraica biblica non ha neppure i termini che significano “Dio, creare, eternità”, è ovvio che quel libro non è di competenza dei teologi. Stante il contenuto presente nell’Antico Testamento, direi che se ne devono occupare: storici, archeologi, antropologi, genetisti, zoologi, paleobotanici, medici, nutrizionisti, linguisti… I teologi si devono occupare di teologia, cioè di quelle idee di Dio che loro stessi elaborano, perché la Bibbia non parla mai del Dio dei teologi.
Se dovesse avverarsi ciò che lei auspica, cosa pensa accadrebbe?
Deve accadere un fatto importantissimo: la gente deve usare le informazioni per ragionare in modo autonomo e liberarsi dai condizionamenti e dalle colossali falsità che la rendono schiava.
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