Dice che il Verbo si fece carne, ma a volte la carne puzza, quando è marcia o sta per marcire.
Dice che quando sta per marcire la carne sa di superbia e che il superbo è essere innamorato della propria superiorità. Dice che non conta che sia vera o presunta (la superiorità), ma che l’importante è aspirare a continui e gonfi atti di pubblico riconoscimento.
Dice che non c’è niente da fare. Che la lince non può esserlo, il leone non può esserlo, la tigre neanche, e pure la gazzella o la volpe. Ma l’uomo – e spesso la donna – sì.
Dice che è faccenda umana perché la superbia affonda le sue profonde radici nel profondo dell’uomo e della donna, sempre tesi alla ricerca e all’affermazione della propria identità. Ed è cosa di specchio nello sguardo altrui, l’identità. Mica gesto onanistico consumato in solitudine.
E’ cosa che ognuno negozia nel rapporto con gli altri, cosa da cui attende riconoscimento; ed è cosa forte, fortissima, così forte da essere dichiarata pari ad altri bisogni esistenziali di questa bestia che chiamiamo uomo. O donna.
Dice che la simulazione dell’umiltà è peggiore della superbia. E lo diceva Sant’Agostino, mica Peppineddu Mura. Ma dice anche che i cimiteri sono pieni di persone insostituibili. E lo diceva Monsieur George Clemenceau, mica la regina dei tweet.
Dice che solitamente la persona superba si conosce poco, é enormemente infatuata di se stessa a tal punto che ogni tentativo di renderla più consapevole rivela la sua inutilità . Perché non c’è verso: non vuole intendere ragione, non tollera alcuna contraddizione e gode solamente della compagnia degli adulatori.
Dice anche che la superbia ha parenti, e quello più stretto è l’invidia. E l’invidia è brutta bestia, come la bestialità del superbo. Ed è lotta aspra nell’incontro, come gli squali che si mangiano tra loro, lottando per godere della spuma del mare, in splendida solitudine.
Infine, dice che la superbia ha natura servile, perché dopo aver conosciuto potere, gloria e ricchezza, quando va in rovina il superbo non ha nessuna difficoltà a strisciare.
Dice che quando non è capace di uscire dalla porta secondaria prima che arrivi la disgrazia, arrivano gli altri a portarla in dono, la disgrazia. E dopo è tutto più difficile, anche rimanere umani.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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