Infilandosi nella esile striscia d’asfalto che dalla cantoniera di Campovaglio porta verso la costa di Aglientu , in un susseguirsi di saliscendi da vertigine, ad un certo punto si apre alla vista Monti Russu, zoccolo di granito a picco sul mare. E oggi il mare si infrangeva biancheggiando su quelle scogliere, le schiaffeggiava sospinto dal maestrale, cavalloni da far paura che concludevano la loro corsa tra gli spruzzi. Avevamo pedalato per una trentina di km quando, in silenzio, abbiamo goduto di questo spettacolo, abituale in quest’angolo di Gallura. E ci è sembrato fosse premio sufficiente per le fatiche della prima tappa della nostra avventura, conclusa dopo 56 km col vento in faccia. Siamo partiti in sedici da Arzachena, dieci sardi e sei no, abbiamo seguito il letto del Liscia, poi abbiamo puntato verso il mare. Per quattro giorni pesteremo sui pedali per raggiungere l’Asinara, sabato. Seguiremo l’intero arco della costa settentrionale dell’Isola. Perché? Per condividere una fatica con persone conosciute solo poche ore prima, per guadagnare con le nostre forze fotogrammi di mondo da conservare nella memoria. Non siamo atleti: siamo giornalisti, architetti, impiegati, operai, tutta gente normale senza manie competitive. Alle 16.30 siamo arrivati a Portobello di Gallura, traguardo della prima tappa. Qui Fabrizio De Andrè compose Amico fragile: chissà se questi paesaggi prorompenti hanno aiutato il suo smisurato talento. Io direi di si.
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