Se pensavate di esservi liberati del mio Diario di Sella, sbagliavate di grosso. In quindici siamo partiti da Arzachena, alle 9 di lunedì 19 ottobre, ed a cavallo delle nostre mountain bike siamo arrivati alle 5 del pomeriggio ad Oschiri: prima tappa di un cammino che ci porterà a Maracalagonis, venerdì prossimo. Documenterò tutto, come già avevo fatto nelle prime due edizioni della ArzachenaMaraMtb, la nostra traversata della Sardegna in bicicletta. Non solo non lascio, bensì raddoppio: nella stesura dei Diari ci alterneremo io ed un altro componente della redazione di Sardegnablogger, il gagliardo Tore Dessena, anch’egli impegnato nel raid. La frazione di oggi potremmo ribattezzarla la “Tappa dei bacini”. Non perché tra noi ci siano state incontrollate manifestazioni di affetto, ma perché nel loro spostamento i nostri velocipedi hanno tracciato una linea ideale che ha congiunto il Lago del Liscia e quello del Coghinas. Nel mezzo, l’impegnativa ascesa verso Luras, la massacrante scalata del Limbara dal sentiero di Lu salpenti, poi la picchiata verso il suddetto Coghinas, limite naturale della Gallura. Sono appena tornato dalla trattoria di Oschiri dove il gruppo ha celebrato la cena (dopo 76 km sui pedali la cena non si consuma: la si celebra). Abbiamo porto la carta di credito per pagare, ma in quel momento il terminale era fuori servizio. I due titolari ci hanno sorriso e ci hanno liquidato con queste parole: “Passate a saldare il conto quanto volete, quando vi capita di passare da queste parti: ora andatevene a dormire, ché sarete stanchi”. Poi, mentre tornavo nel mio bed and breakfast (uno dei tre che abbiamo occupato), studiavo le insegne di bar e negozi: avevano un sapore di autenticamente antico, vi erano riportati nomi e generi di attività che non si usano più. Mi hanno ricordato vecchi versi di Campanile, una somma di iscrizioni di insegne dall’esito insospettabilmente poetico. Mentre cianciavamo in piazza, prima di andare a dormire, abbiamo chiesto un’informazione ad un ragazzo che passava da lì: in genere, in questi casi, si riceve una risposta telegrafica e appena mugugnata. Al contrario, il nostro informatore ne ha approfittato per avviare un lungo dibattito sulla qualità delle stazioni ferroviarie sarde, tema attinente alla nostra domanda. Aveva voglia di parlare, come tutti quelli che abbiamo incontrato in paese in queste poche ore di sosta. Oschiri, una volta, era attraversata dalla vecchia strada Olbia-Sassari. Oggi ci si passa solo per scelta, ma non è detto che sia un male. Noi ci siamo passati in bicicletta, per scelta, cogliendone scorci che dal finestrino di un’auto ci sarebbero sicuramente sfuggiti. Ed è per questo bisogno di conoscenza – ve l’ho già detto – che pedaliamo, di villaggio in villaggio, da un capo all’altro della Sardegna. Domani andiamo a Bono. Il segaligno Tore Dessena vi racconterà tutto tra qualche ora. (Dimenticavo: nel gruppo pedalano, un 73enne, una 65enne, un 58 enne. Per spiegarvi che la bici logora chi non ce l’ha).
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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