Poi, la morte, quel silenzio che non si muove, bussa anche alla tua porta. Come oggi. Con i primi deceduti in Sardegna. Bussa anche alla mia porta. Quel ragazzo di Cagliari lo conoscevo. Aveva il sorriso che sapeva abbracciare la vita. Quello sguardo sornione e rotondo, quella voglia di presentarti un bicchiere di birra come qualcosa di definitivo, sublime. Diceva sempre che birra è essere amici, vivere insieme: birra è gruppo. Tutto quello che oggi non è e che domani non sarà più. Mi aveva fatto conoscere una birra rossa che la versava in un bicchiere curiosissimo: a palla. Riccardo e Patrizio, con i quali passavamo di tanto in tanto il tempo in quel piccolo pub, sceglievano sempre quella nera. Sua moglie veniva da lontano, da San Pietroburgo. Amavano i libri, leggere le storie del mondo, amavano sorridere. Abbiamo fatto molti incontri “letterari” tra una birra e qualche patatina. Abbiamo parlato di scrittura, di autori, di reading, di storie da incrociare. Lui, Carlo, sempre dall’altra parte del banco che ascoltava e sorrideva piano. Oggi è domenica, nessun diario legato al lavoro. Era una domenica piena di sole, una domenica che meritava il mare, che meritava schiaffi di primavera. Ci siamo svegliati nel solito oblò silente e in un attimo è giunta quella notizia che decretava il primo morto giovanissimo in Sardegna. Poi, il silenzio. Poi il telefono che vibra, i messaggi che fluiscono. Quel morto lo conoscevi, era davvero troppo giovane per fermare il suo treno, per bloccare i sorrisi e la vita; tutto questo ti colpisce, come un pugno sullo stomaco, come un sole che tramonta a mezzogiorno, come il nulla che lentamente appare. Ho pensato a Carlo, a sua moglie, a suo figlio piccolissimo che un giorno scoprirà di aver perduto suo padre nel periodo dell’acquario globale. Ho pensato alle parole da utilizzare in questa terribile Spoon River che lentamente e inesorabilmente si sta riempendo. Ho pensato anche agli altri morti, quelli che non ho conosciuto e che sono tutti in quella maledetta collina. Ho pensato a Carlo e mi è venuta in mente solo la prima strofa della poesia bellissima e struggente di Cesare Pavese: “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”. E’ un’altra storia, certo. Le poesie, però sono parole modellabili, sono parole che raccolgono vita e speranza, morte e silenzio. Una birra rossa Carlo, ancora una birra rossa. Me la devi e la devi a tanti altri amici che son passati dalle tue parti.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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