Due o tre anni fa in una “libreria gay” della Chueca di Madrid pensai a Federico Garcia Lorca, nato nel giorno di oggi del 1898 e ammazzato dai fascisti nell’estate del 1936. Ci pensai perché avevo chiesto qualcosa al libraio, che parlava perfettamente l’italiano, e quello mi aveva spiegato che mi trovavo in una libreria specializzata su tematiche relative all’omosessualità e io, che cercavo roba sulla storia urbanistica di Madrid, avrei fatto meglio ad andare in una libreria generalista. Cominciammo a chiacchierare e fu allora che a un tratto smisi di seguire ciò che diceva quel giovane omosessuale – colto, ironico, sicuro e forte – e pensai alla sofferenza di Garcia Lorca. Forse perché il libraio dimostrava pressappoco l’età in cui il genio ragazzo Federico venne martirizzato. Per la sua omosessualità. Già, io penso proprio che sia stata questa la causa principale. E lo dissi al libraio sotto la forma di una domanda che interrompeva inusitatamente e in modo un po’ cafonesco quanto mi raccontava sulla storia del quartiere nel quale ci trovavamo. -Secondo lei Garcia Lorca è stato ucciso perché era omosessuale, perché era repubblicano o perché era poeta? Quanto mi sentivo Marzullo mentre chiedevo così. Ma il libraio gentile riprese a parlare come se fosse stato proprio quello il discorso che gli avevo appena spezzato in bocca. -Anch’io penso come lei che l’abbiano ammazzato soprattutto perché era omosessuale. -Perché ritiene che io pensi così? -Se me lo chiede, significa che anche lei ne è convinto. -Io rispetto la Spagna e forse sbaglio a pensarla ogni tanto come una terra arida che sa bere soltanto il sangue dei suoi figli. Ma come cancellare la guerra civile? Centinaia di migliaia di morti, forse più di un milione, tra i quali quel genio mite. -Fa bene a rispettarci, prima di tutto perché di quella grande corrida siano noi i primi a soffrire. Poi perché noi spagnoli il nostro passato lo stiamo riscattando forse meglio di voi italiani. -Lei è nazionalista? Non dico certamente nella vecchia accezione dei franchisti, ma così, in generale. -Molto. E lei? -Noi abbiamo paradigmi ideologici un po’ diversi dai vostri. E in Italia per uno di sinistra come me il nazionalismo è un peccato. Però ho un forte spirito nazionale. -Allora diciamo che siamo entrambi di sinistra ed entrambi amiamo i nostri rispettivi Paesi. Quindi capirà che non può chiedermi di battezzarmi per ripulirmi di quel peccato originale della Spagna moderna che è stato l’assassinio di Garcia Lorca. Tuttavia penso che Federico sia stato vittima di una esplosione di ferocia dovuta alla sua diversità più che alle sue idee politiche. -Pablo Neruda amava voi spagnoli, eppure anche lui diceva che siete sempre stati un’arena coperta di sangue dove si combatte la lotta eterna tra l’ombra e la luce. E che l’assassinio di Federico fu per lui l’evento che più lo fece soffrire di quella lotta. -Non lo dica a me, che ancora vedo negli occhi di taluni la rabbia e la voglia di uccidermi, anche se di Federico io condivido soltanto l’omosessualità e non anche il genio. -Beh, di bestie del genere ne abbiamo tante anche in Italia. -E’ a questo che volevo portarla. Certe cose non hanno nazione. Sono il buio dell’umanità. Andò al computer e cercò qualcosa su Google. -Ecco, gliel’ho trovata in Italiano. Legga questa frase di Flaubert: “C’è tanta gente la cui gioia è così immonda, il cui ideale è così meschino, che noi dobbiamo benedire la nostra disgrazia se ci fa più degni”. -Lei considera l’omosessualità una disgrazia? -Non fraintenda Flaubert. O meglio, non faccia finta di non capirlo per provocarmi. Significa che se la mia condizione esistenziale o le sue idee politiche dovessero un giorno portarci a essere perseguitati, noi saremmo sempre più degni dei nostri persecutori. -Perché Federico tornò a Granada, dove già comandavano i fascisti, nei primi mesi della guerra civile? -Si dice che fosse per amore o forse perché lì c’era una famiglia di franchisti che lo proteggeva ma che non riuscì a salvarlo. Ma resterà un mistero, penso. L’unica cosa certa è che nell’esplosione di ferocia che lo ha portato a morire ha contato soprattutto la sua diversità sessuale, come risulta anche da certi documenti dei falangisti resi pubblici di recente. -In fondo anche la sua vita è un mistero. Per quel poco che ne so, vedo un uomo felice di vivere, desideroso di non negarsi al piacere, eppure dai versi intrisi di sofferenza. -Aveva la magia della poesia. Lui diceva che la poesia non è dei poeti, è di tutti, diceva che è la pratica umana più democratica. Ma diceva anche che la poesia è misteriosa: “La poesia è qualcosa che cammina per le strade, che si muove, che passa accanto a noi”. -E secondo lei se Federico fosse stato soltanto antifascista, soltanto repubblicano, soltanto socialista, soltanto insomma “vittima” di una scelta ideale e non anche di una condizione sessuale, gli amici di famiglia falangisti sarebbero riusciti a salvarlo? -Penso di sì. Perché in quel caso non avrebbe toccato gli abissi profondi e veri della sollevazione di Franco. Quelli che ancora ci perseguitano. E non soltanto noi omosessuali. E non soltanto nella mia Spagna, terra insanguinata di corride. L’ho ricostruito infiorettandolo un pochino. Ma è sostanzialmente il dialogo che ho avuto quel giorno di due o tre anni fa in una libreria gay di Madrid. Uno dei più intensi e belli della mia vita.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
3 ottobre 2013: la strage di Lampedusa (di Giampaolo Cassitta)
Il prete e il povero (di Cosimo Filigheddu)
I giornali di oggi (di Cosimo Filigheddu)
La mia ora di libertà (di Giampaolo Cassitta)
A vent’anni si è stupidi davvero. A 80 no. (di giampaolo Cassitta)
La musica ai tempi del corona virus: innocenti evasioni per l’anno che verrà. (di Giampaolo Cassitta)
Guarderò Sanremo. E allora? (di Giampaolo Cassitta)
Quel gran genio di Lucio Battisti (di Giampaolo Cassitta)
Capri d’agosto (di Roberta Pietrasanta)
Il caporalato, il caporale e i protettori (di Mimmia Fresu)
Marshmallow alla dopamina (di Rossella Dettori)
377 paesi vivibili (di Roberto Virdis)
Per i capelli che portiam (di Mimmia Fresu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 17.705 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design