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Delle poche cose che ricordo dei miei studi universitari, ho sempre viva la violenta impressione suscitata in me da una massima di Guglielmo D’Occam, categorica come una sentenza, incrociata su un manuale di Filosofia del diritto: “Dieci uomini che hanno torto non fanno un uomo che ha ragione”. Ero un giovane pieno di ideali democratici e convinto che le maggioranze avessero sempre ragione. E quella frase, dalla logica inattaccabile, mi afflosciò.
Cinque anni fa, l’amministrazione comunale del mio paese ha inaugurato un paio di chilometri di pista ciclabile. È un tratto spettacolare, tutto vista mare, che segue l’andamento della costa tra le frazioni di Cannigione e Laconia. Non è granché, la ciclabile è una piccola striscia accanto alla strada aperta al traffico, da cui non è separata fisicamente. Ogni tanto ci trovi qualche macchina parcheggiata. Ieri, ad esempio, un pick up sostava nel tratto davanti alla banchina di Cannigione e il conducente leggeva tranquillo tranquillo il suo quotidiano. Però il pedalatore della domenica sa che potrà mulinare con relativa tranquillità sulla ciclabile, che pur improvvisata è cosa buona e giusta. Ogni pochi metri, una bicicletta dipinta per terra ricorda che quella è una pista ciclabile. Poi è accaduto che col col passare del mesi la ciclabile sia diventata un sentiero pedonale. La gente ci va a camminare. In solitaria, a coppie, a gruppi. A volte vari gruppi d’incrociano, si riconoscono, si salutano, intavolano conversazioni occupando completamente la ciclabile. Spesso, confusi nella folla, compaiono passeggini con neonati addormentati o sedie a rotelle che trascinano anziani alla ricerca di una boccata d’aria. Dall’altra parte della strada ci sarebbe il marciapiede. Ma niente, la gente cammina sulla ciclabile. E se capita che una rara bicicletta attraversi l’apposita ciclabile a velocità sostenuta, rischiando di schiantarsi contro il capannello appostato oltre una curva, allora i camminatori inveiscono contro il ciclista solitaria, considerandolo un intruso e per di più sconsiderato. Ecco, il capolavoro è compiuto. Una maggioranza pretende di avere ragione, solo in quanto maggioranza. Mentre ad aver ragione sarebbe quell’unico uomo in bici, che però ha il torto di essere solo e drammaticamente in minoranza.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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