Il babbo di Gavino Ledda aveva capito tutto, in un certo senso. La scena iniziale del film Padre Padrone vede il povero Gavino Ledda trascinato fuori dalla scuola e buttato in campagna, a Baddevrustana. Il Film mette in luce il conflitto tra la scuola (e dunque lo stato) e un ordine tradizionale delle cose e delle relazioni umane e sociali che ben presto sarà sovvertito. La profezia del padre di Gavino si avverata, la scuola ha portato via i giovani dalla campagna e li ha iniziati a un altro mondo (e viaggio). La scuola della Repubblica si diffusa in tutto il territorio, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, e ha accompagnato le trasformazioni sociali ed economiche, tra le quali i fenomeni di mobilità sociale (legati allo sviluppo della pubblica amministrazione e della fabbriche), di inurbamento, la nuova morale sessuale e la fine della crescita demografica. Il boom demografico degli anni cinquanta e sessanta stato anche il boom della scuola, la quale si diffusa nel territorio e nella quale gli studenti sono rimasti sempre pi a lungo. Da un punto di vista della struttura del lavoro, si registra un abbandono accelerato delle campagne, in cui si trovava la maggioranza assoluta degli occupati fino agli anni cinquanta. Il calo degli occupati nell’agricoltura va a vantaggio della classe operaia e successivamente del terziario. La campagna si svuota (o si trasforma in città o periferia industriale) e crescono le città. La scuola è stata al centro di questo dispositivo. Gli istituti industriali e professionali hanno formato gli operai e i tecnici. I licei e gli istituti commerciali hanno formato gli impiegati e i professionisti. Se prendiamo le statistiche della popolazione, vediamo che nelle aree urbane la popolazione in maggioranza diplomata o laureata. Mentre il tasso di diplomati notevolmente pi basso tra i residenti delle aree rurali. E’ il caso di Seui, dove c’è un Liceo scientifico (e un commerciale a Aritzo). E’ dunque evidente che queste scuole hanno una vocazione poco territoriale, ma sono volte a far partire i ragazzi. Pensare dunque che la scuola serva a far restare i ragazzi nei paesi non ha alcun fondamento storico. Non difficile osservare che la gran parte delle scuole delle zone interne formano maestre, ragionieri, futuri studenti universitari. Esse hanno risposto ai progetti e alle domande delle classi medie rurali. In fondo, Padre padrone aveva ragione, la scuola ha contribuito a creare le condizioni dello spopolamento delle campagne. La scuola dunque il cavallo di Troia della modernità. Quindi, chi dice che la scuola un presidio che salva i paesi, si sta sbagliando. La scuola non serve affatto a questo e le famiglie non mandano i loro figli a scuola per presidiare il paese. Anzi, cercano la scuola che meglio risponda alle loro preoccupazioni e progetti. Infatti, come mostra la letteratura scientifica internazionale, a torto o a ragione, i genitori tendono a trasferire i figli quando in paese c’è una pluriclasse. L’ha testimoniato recentemente anche la Sindaca di Sadali: http://www.rominamura.it/it/notizie/195/una_buona_scuola_non_semplicemente_una_scuola%0D%0A.html. Ciò significa che, in presenza di una pluriclasse, i genitori tendono a considerare il servizio insufficiente (a torto o a ragione) e si accollano l’onere di una scelta che finisce però per gravare tutta sulle loro spalle. Per questa ragione, il mantenimento di spezzoni di scuole non fa bene ai paesini dell’interno, giacché costituirà un incentivo a lasciare piuttosto che a rimanere. D’altra parte, impedisce di fare una politica di welfare sui traporti e che venga in aiuto alle famiglie. I sindaci dei piccoli centri soggetti al dimensionamento affermano che la chiusura di un plesso scolastico segnerebbe la morte dello stesso paese. In realtà, la storia molto diversa. Il dimensionamento dunque va visto in una prospettiva opposta: integrare le aree in progetti di qualità educativa e architettonica. Queste scuole devono essere il centro di un nuovo progetto di sviluppo culturale e educativo e su queste si dovranno concentrare gli investimenti. Si può lasciare tutto al volontarismo degli enti locali? Direi di no. Le rivalità tra i comuni e gli interessi politici particolaristici non vanno necessariamente nella direzione dell’interesse generale dei bambini e della popolazione.
Marco Pitzalis è nato a Cagliari nel novembre del 1963. In quel momento, tutto il mondo stava pensando alla morte del Presidente Kennedy. Per questa ragione, la nascita di Pitzalis è passata inosservata. Passarono i decenni, e ogni momento della sua vita fu oscurato, continuamente, dalla coincidenza con grandi eventi storici. Oggi, la sua presenza al mondo è rimarcata, solamente, da un manipolo di devoti studenti.
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