pubblicato il 20/9/2015
Avete presenti le caratteristiche del genere della “commedia all’italiana”? Assi della recitazione come protagonisti (Gassman, Mastroianni, per citarne solo due); comprimari di prima categoria (ve lo ricordate il nostro Tiberio Murgia?); sceneggiatori dalle trovate geniali ( Age e Scarpelli); ambientazioni riconoscibili, tra cui spesso, Roma. Ah, Io adoro la commedia all’italiana! Però la commedia nostrana aveva un senso in un determinato periodo storico, e infatti, a fine anni settanta era già bella che tramontata. Le commedie arrivate dopo, non mi vanno proprio giù. Figuratevi cosa posso pensare, allora, delle commedie all’italiana contemporanee. L’ultima, quelle del Colosseo chiuso coi turisti a far la fila, non sembra una commedia all’italiana scaduta e con tutti gli elementi sballati? La chiamerei, piuttosto, “commediola italiota”. I personaggi principali che si muovono dentro la città di Roma -i lavoratori che protestano per un anno di straordinari non pagati-sono lasciati sullo sfondo; a rubar loro la scena sono attori da avanspettacolo come Renzi e Franceschini; comparse di dubbio talento – Barracciu,sarda come Murgia, è talvolta comica quanto lui, ma il risultato è accidentale e non è nemmeno amante di Gassman (figlio); a sconvolgere ulteriormente il quadro, a sostituire gli sceneggiatori ci sono i giornalisti, quelli piazzati davanti al Colosseo per stanare i turisti e piazzare microfoni sotto al naso:
“Non le è mai capitato di trovare un museo chiuso all’estero, VERO?”; “È giusto che i lavoratori protestino, ma anche i turisti devono poter visitare il Colosseo, VERO?”
Ognuno, è giusto sia così, si ricostruisce il film che vuole, nella propria testa. Nel mio film personale l’elemento protagonista sono lavoratori che reclamano il diritto a ricevere i soldi che lo stato deve loro, con un mezzo legittimo -un’assemblea- nel caso specifico preannunciata (nel sito della CGIL sono presenti vari comunicati emanati nei giorni scorsi); nel mio film personale, il diritto del lavoratore è ben superiore a quello del turista, e infatti per lui userei un altro termine: non quello di “diritto negato”, -per carità!-, ma semplicemente quello di “disagio”. La sfuriata dei politici/attori da commediola italiota contro sindacati e lavoratori è il degno finale per un paese in cui un governo rischia di cadere per l’articolo che detta il metodo di eleggibilità dei senatori e non per questioni cruciali quali il lavoro. Chiudo la riflessione con una sintesi estrema,e così come l’ho iniziata e sviluppata, con una metafora cinematografica. Io, per questa volta, dei turisti francamente me ne infischio!
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