Tutti cattivi a gufare contro i cinque stelle e leghisti. Tutti contro il Salvimaio o, se credete, il Maiovini. Tutti attaccati alla prima e seconda Repubblica. Nessuno che scommette sul nuovo che avanza. Per curiosità innata attendo gli eventi e riesco ancora ad essere, ormai per età ed esperienza, piuttosto paziente. Noto solo piccole cose sulle quaranta pagine del “contratto con gli italiani” (ma non l’aveva coniata già qualcun altro questa splendida frase?) e mi permetto di fare delle piccole osservazioni solo sui punti che conosco meglio: il carcere o, come è stata chiamata sul contratto “area certezza della pena”. Brutto titolo per un capitolo che riguarda il marciapiede penale ma, soprattutto, troppo poco chiaro ciò che si intende fare. Che significa abrogare “tutti quei provvedimenti emanati nel corso delle legislature precedenti tesi a conseguire effetti deflattivi in termini processuali e carcerari a totale discapito della sicurezza e della collettività?” Non significa essenzialmente nulla se non un panegirico complesso in criptico linguaggio democristiano scritto però molto peggio. Per esempio: vogliamo abolire il condono che ha permesso anche a Berlusconi di non scontare altri tre anni di pena e finire, quindi, in carcere? A ben vedere è l’unico provvedimento emanato in termini deflattivi, a parte la concessione della liberazione anticipata per chi ha mantenuto una buona condotta. Leggo nel contratto: “Chi sbaglia torni a pagare ed è necessario riformare e riordinare il sistema venutosi a creare a seguito dei seguenti provvedimenti: l’abrogazione e la depenalizzazione dei reati, trasformati in illeciti amministrativi e civili, la non punibilità per particolare tenuità del fatto, l’estinzione del reato per condotte riparatorie anche in assenza del consenso della vittima, nonché i periodici “svuota carceri”. Cari ragazzi non ci siamo. Non si può distorcere la realtà e raccontare (e promettere) cose che partono da fatti assolutamente non veritieri. La depenalizzazione dei reati (chiaramente quelli cosiddetti minori) è una battaglia di civiltà che da anni si combatte in questo paese, come da anni si tenta, quasi predicando nel deserto, che la soluzione non può mai essere solo ed esclusivamente il carcere, ma molto va giocato intorno alla giustizia riparativa attraverso l’incontro con la vittima. Ci sono moltissime storie da raccontare all’interno di questo recinto dove chi sperimenta sta ottenendo ottimi risultati. La giustizia riparativa e la mediazione penale è da molti anni utilizzata nel sistema minorile con risultati a dir poco sorprendenti. Un passo indietro su questo campo rischia di essere davvero deleterio in termini di crescita del paese. Per quanto riguarda i periodici “svuota carceri” ricorderei a chi ha scritto il “contratto” che non c’è stato nessun provvedimento “svuota carceri” ma un utilizzo più appropriato delle leggi vigenti peraltro dal 1975. Dopo il condono del 2006 (univo vero svuota carceri) il problema principale si è giocato sulla recidiva e sul divieto di concessione di benefici a chi era, appunto, recidivo. Questo ha comportato un intasamento all’interno di penitenziari di persone che solo per aver commesso due furti non potevano (e non possono) beneficiare di alcuni istituti penitenziari come, per esempio l’affidamento in prova al servizio sociale. Eppure, all’interno di queste terribili difficoltà legislative, frutto di ragionamenti di “pancia” da parte dei vari governanti, (e questa parte del contratto è solo rivolta alla pancia del paese) si è riusciti a scommettere su alcuni istituti come il lavoro all’esterno, dove i detenuti sono stati impegnati, per esempio, in lavori socialmente utili.
Il contratto continua poi chiedendo un inasprimento delle pene per reati particolarmente odiosi “come il furto in abitazione, furto aggravato, furto con strappo, la rapina e la truffa, modificandone la fattispecie ed innalzando le pene”. Immagino che questo passaggio sia stato scritto dalla penna leghista. Non posso credere che i grillini possano ritenere insopportabile il “furto in abitazione” rispetto, per esempio, alla corruzione, alla richiesta di tangenti, allo strozzinaggio, solo per citare alcuni reati che ritengo particolarmente odiosi e che meriterebbero un attenzione più oculata rispetto al “furto in abitazione”. Inoltre (ma è un passaggio che ci porterebbe molto lontano) non si può continuare a trovare come unica soluzione alla devianza il carcere e l’inasprimento delle pene. E’ una formula troppo facile e non risolutiva delle problematiche legate a moltissimi reati. Questo è quanto si legge nel contratto che Salvini e Di Maio si apprestano a firmare. Lo dico sommessamente e sottovoce: mi aspettavo decisamente di più. Mi aspettavo soluzioni diverse, più aperte e più analitiche, mi attendevo che si parlasse dell’ultimo ordinamento penitenziario purtroppo bloccato e che non vedrà mai la luce, mi attendevo che si pensasse ad un diverso trattamento nelle carceri tra detenuti adulti e minorenni. Credevo che questo nuovo governo potesse essere un’occasione per continuare i processi evolutivi nati intorno al senso della pena. Chiedere di costruire più penitenziari e pensare di assumere più agenti (non una parola su educatori e assistenti sociali) è, davvero, degno degli albori di una primissima e antica repubblica impaurita ed incapace di affrontare i problemi attraverso un’analisi seria dei macrosistemi. Spero sempre nel ravvedimento e non sono, per mestiere, uno che condanna definitivamente. Però, lasciatemelo dire, questo contratto (se è quello definitivo) è da riformulare almeno sul punto. Ne va della crescita etica del paese.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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