Vale tutta questa indignazione il funerale di un boss celebrato con la stessa sobrietà con cui condusse la sua vita, cioè nessuna? Certo, è una dimostrazione di forza sfacciata. Riassumibile con la formula “facciamo il cazzo che ci pare”, sottolineata dalle note de Il Padrino: la colonna sonora delle esequie. E della Chiesa che tace e acconsente, vogliamo parlarne? Il Parroco, rispondendo ad una giornalista di Sky, ha spiegato che sulla base delle indicazioni ricevute Vittorio Casamonica risultava essere “un cattolico praticante”. Nulla, dunque, impediva la celebrazione del funerale. Però questi rapporti ambigui tra Chiesa e criminalità non sono una novità e, a dirla tutta, i massimi vertici della Gerarchia hanno fatto anche di peggio. Enrico De Pedis, noto Renatino, venne ucciso a revolverate il 2 febbraio del 1990. Viene ricordato come il fondatore della Banda della Magliana, congrega che tra gli anni settanta e i novanta costruì la sua fortuna su rapimenti, estorsioni, corruzione di militari ed eliminazione fisica dei rivali. Una banda che poi reinvestì gli utili in diversi settori, tra cui anche l’immobiliare. E anche sulle coste della Sardegna. La salma di De Pedis, dal 1990 al 2012, ha riposato nella Cripta di Sant’Apollinare, un luogo di proprietà del Vaticano. Fu una volontà precisa espressa dal boss e il Vaticano la accolse per decisione del cardinale Ugo Poletti. Di questa incredibile vicenda si seppe solo dopo molti anni poi, nel 2012, i resti del “bambolotto” – così lo chiamavano per la sua cura dell’aspetto e dell’abbigliamento – vennero spostati altrove. Non per ripensamento della Chiesa, ma dopo richiesta della vedova. Ecco come andarono le cose, secondo la ricostruzione dell’allora ministro Cancellieri. http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/31/cancellieri-permesso-seppellire-pedis-apollinare-arrivo-dalla/201472/ De Pedis era un criminale, certo, ma anche un benefattore della Chiesa, alla quale versò una cospicua parte di quanto ricavato dai suoi traffici loschi. E questo valse a cancellarne, per la Cei, gli orrori compiuti in terra.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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