Le attenzioni del mondo rivolte altrove, quotidiani e TG che faticano a riempire i notiziari e le pagine. Fatica doppia, perché ne serve una -davvero molto onerosa- per trovarle, le notizie. La seconda fatica invece, forse la più grossa, serve a nascondere quelle scomode. Quelle notizie che è meglio nessuno sappia, nessuno conosca.
Non si sono più visti infatti, servizi o articoli che raccontino delle scorrazzate giornaliere in terra Siriana dell’aviazione di Tel Aviv. Nessuno che riporti i fatti, chiarissimi ed in netto contrasto con quanto Obama continua ad annunciare, che vedono Israele (ed in forma ipocritamente ufficiosa gli States) continuare a dare man forte, armi, denaro e supporto strategico/militare all’esercito di sanguinari fondamentalisti islamici chiamato ISIS. La storia già abilmente sceneggiata in Afganistan, Irak, Libia, Fort Alamo, Pentagono e Torri Gemelle si ripete, sfacciata, talmente sfacciata che nessuno ci fa più caso, ché pare roba normale ormai. Solo due trafiletti per raccontare dell’adolescente ucciso brutalmente avantieri, a sangue freddo, perché aveva osato addirittura scagliare dei sassi contro i blindati di Sion che gli invadevano casa. Nessuno racconta degli arresti, continui, che in quel di Gaza, di Rafah o di Hebron vedono deportare ancora palestinesi di tutte le età nelle carceri di Netanyahu, senza colpe e senza reato se non quello di non amare il proprio invasore, il proprio assassino.
Nessuno che riporti più dei crescenti maltrattamenti e violenze che le donne, gli anziani, i bambini palestinesi subiscono ogni giorno, con sempre maggiore sprezzo e gratuità, ovunque e non solo nei Check-In del muro della Vergogna.
Nessun notiziario che racconti della campagna di odio e di razzismo che Israele continua a seminare nei confronti di Palestinesi, Siriani, Libanesi o Giordani, nessuno. Sono “cose scomode” queste, a raccontarle ed informarne la massa si rischia, come sempre, di venir presi per “guastafeste“, minimo. Si è creata come una certa avversione per certi fatti e notizie che si ripetono per un certo lasso di tempo. La gente si stanca, si stufa dei conflitti mai terminati. Conflitti dei quali pochissime persone conoscono davvero genesi, circostanze e fatti ma che in troppi, comunque, “giudicano“. E “godono“, quando ne vengono esclusi, quando si smette di parlarne e di sentirne.
C’è una gran voglia di “buone nuove“, c’è la voglia/necessità di staccare la spina dai problemi perché iper-invasi dai nostri di sentire quelli degli altri ce ne frega ben poco. Si tende più a ricercare argomenti “leggeri“. Purché generino capitali, si digeriscono anche le svendite di armi e gli investimenti Militari, che pare offrano in Borsa cospicui profitti ma nessuno pensa a come li generino, quei “facili guadagni”. A nessuno viene in mente che, per rendere, l’industria della guerra deve usarle quelle armi e che c’è un solo modo per farlo.
Nessuno si accorge più, che quei rumori di guerra, di disperazione e di macerie culturali, sociali e materiali si stanno avvicinando sempre di più ai nostri orticelli, alle nostre tane che credevamo sicure ed anche se non si avvicinano precisamente con i blindati o con i caccia e le bombe, restano ad ogni modo devastanti, perché è proprio economicamente che ci assalgono e con la scusa dell’economia ci si può privare di tutto, dei Diritti in primis. Il peso di queste guerre e delle loro destabilizzazioni di popoli, di monete e di merci ce li stiamo caricando piano piano sul groppone. Un carico insicuro e traballante, instabile perché non sorretto da buone basi, non è una soma comoda che puoi aggiustare in cammino ma un peso che cresce di pari passo all’instabilità di molti equilibri. Scomodo è anche cercare di raccontarli, questi fatti. Ed è altrettanto difficile e scomodo non perdere l’attenzione, di cercare di capire sempre, senza ombra di dubbio alcuna, quali siano i veri pericoli, quali i veri nemici.
Di notizie buone non ce n’è, finite, ma pare che anche le vie del Signore siano agli sgoccioli e, a chi lo invoca, la risposta da dare, la più impellente e sicura, sarebbe forse questa:
-Dio? Dio non c’è, posso esserle utile io?-
Dopo di che, darsi da fare, ma sul serio.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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