Siamo a Datong (circa 3milioni di abitanti, provincia cinese dello Shanxi), con mia grande gioia. Desideravo ardentemente raggiungere questa città un po’ remota, che si allontana dai più frequenti circuiti turistici, nonostante alcuni siti d’impressionante bellezza. Sappiamo, da fonti cinesi, che Datong è una delle città più inquinate della Cina. Per questo, prima di raggiungerla, immaginavo una città grigia e difficile da respirare, ma dobbiamo assolutamente ricrederci: il cielo è limpido e di un celeste intenso, il sole alto e luminoso…
Le differenze con le città già visitate sono evidenti. Si percepisce, innanzitutto, la sua collocazione a una latitudine che porta sofferenze invernali ed estive. Il sole è forte e fa molto caldo. Chiediamo informazioni alle due ragazze in reception su come raggiungere i due magnifici siti per cui Datong merita assolutamente una visita. Le due ragazze non parlano inglese e, di fretta, chiamano per telefono un loro collega che ci suggerisce le vie da percorrere. Prendiamo un taxi per arrivare appena fuori città, alle grotte Yungang. Io sono molto, molto emozionata. Se qualcosa dell’oriente ho sempre voluto conoscere sono i luoghi poco noti, poco battuti, a volte remoti e lontani, ma che ti fanno davvero sentire ospite di un territorio e di una cultura altrui. Il tassista è gentilissimo e vorrebbe aspettarci per condurci ovunque. Ma noi preferiamo essere libere e avere tutto il tempo di cui abbiamo necessità per visitare le grotte. Lo salutiamo e ci avventuriamo, seguendo le poche indicazioni. Il paesaggio, caratterizzato da una vegetazione poco florida e scarsa, ti fa sentire un po’ ai limiti. Ci addentriamo tra i viottoli del sito, in cerca della MERAVIGLIA. Camminiamo per circa mezz’ora, troviamo un padiglione moderno e proseguiamo ansiose di bellezza. Fa davvero molto caldo e il paesaggio sabbioso e poco alberato non ci aiuta nel sopportarlo. Finalmente, ecco apparire, in lontananza, colonne superbe, finemente scolpite, a costeggiare un lungo viale, come le pareti che ne preannunciano l’ingresso. La magnificenza ci accompagna a ogni passo. Procediamo verso un tempio, dai colori accesi e dagli arredi sontuosi, nel quale meditano, immersi in un silenzio profondo, alcuni monaci in abito grigio. Lo visitiamo con riverenza e poi procediamo alla ricerca delle grotte.
Sono circa 252 caverne, dalle dimensioni più varie, che racchiudono 51mila statue di Buddha, alcune si moltiplicano minuscole, in un’esplosione di preziosi colori, altre enormi paiono imprigionate nelle angustie caverne che le custodiscono.
L’emozione è indescrivibile. Non esistono parole per raccontare tale splendore e immensità. Il caldo non esiste più, si stempera col fresco delle grotte. I diversi punti di vista concedono spettacoli non solo agli occhi, ma anche allo spirito. Lì, in quella Cina interna e remota, vi è una delle opere umane più meravigliose che io abbia visto mai. Ci sentiamo fortunate e lo siamo. Spendiamo l’intera mattina coi Buddha, li guardiamo da ogni prospettiva, ci fermiamo per godere la pace, senza prezzo, che il luogo ci regala.
E’ già pomeriggio e il tempo a disposizione non è sufficiente per recarci al Tempio Sospeso, a pochi chilometri da Datong, ma dall’altra parte della città. Prendiamo un autobus e, probabilmente, per alcuni passeggeri siamo le prime occidentali che incontrano nella loro vita.
Son tutti molto gentili e curiosi. Facciamo un po’ fatica a capire quale sia il nucleo antico della città, infatti, nel costeggiare le “vecchie” mura, raggiungiamo il capolinea, in una zona periferica. Chiediamo consiglio a dei ragazzi che vivon lì, tutti ben felici di poterci essere d’aiuto. Riprendiamo l’autobus e scendiamo a caso, davanti a una porta monumentale. Passeggiamo per la città, dove stanno ricostruendo le antiche mura che eran state buttate giù.
Sono in via di riconversione anche alcuni vecchi quartieri, ma il nuovo sostituisce inesorabilmente e tristemente le tracce di un passato che si vuole cancellare. All’imbrunire, stanchissime, ma ancora euforiche per la giornata trascorsa, rientriamo in albergo per organizzare il giorno seguente. Purtroppo, il tempo a disposizione è poco, i collegamenti, spesso, tra una zona e l’altra, non sono ottimi e le distanze sono immense. Dobbiamo rinunciare a visitare Ping Yao e decidiamo di far ritorno a Pechino.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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