“Reporter, fotografi e cronisti erano accorsi in massa, attratti dall’odore del dolore, che era più forte di quello del sangue”
(Donato Carrisi, La ragazza nella nebbia, Longanesi, 2015)
Ho letto un libro bellissimo. Che vi consiglio. E’ di Donato Carrisi e il titolo è “la ragazza nella nebbia”. E’ una storia molto vicina a quelle che accadono nel nostro paese. Meglio, nelle nostre province. Racconta di una bambina che scompare. Inizialmente sembra una notizia che non interessa a nessuno, Poi, nel paesino sulle Alpi, tutto diventa veloce ed enorme perché entra in gioco la televisione. C’è una frase che racchiude l’essenza della storia e che è vera come poche. Riguarda lil senso della giustizia che dovrebbero avere gli italiani. Si scopre che non è così. La gente, intesa come massa spropositata, in fondo vuole la storia strappalacrime. Scrive Carrisi: “La giustizia non fa ascolti. La giustizia non interessa a nessuno, La gente vuole un mostro…. E io le do quello che vuole”. A parlare è il protagonista principale della storia: un poliziotto senza scrupoli che, pur di aumentare gli ascolti televisivi, è disposto a costruire un colpevole e mandarlo in carcere con una perfidia senza eguali. Nessuno il processo. La gente, la massa, accetta da subito la versione del poliziotto amplificata dai mass media ed emette la sentenza. Insulterà la figlia sul suo profilo facebook, la moglie sarà additata per strada e il presunto colpevole sarà costretto a nascondersi. C’è un punto interessante che Carrisi evidenzia: “Avviene un crimine ogni sette secondi. Tuttavia, solo ad un’infinitesima parte di essi vengono dedicati articoli di giornali, servizi nei notiziari, intere e seguitissime puntate di talk show. Per questa minoranza di casi sarebbero stati interpellati esperti criminologi e psichiatri, scomodati psicologi e perfino filosofi”. Il libro è lo specchio dei giorni. Amiamo le fiabe ma solo quelle malefiche. Accettiamo solo il finale triste e, comunque, quando si comincia ad indagare, a scovare, la verità, quella vera, non ci interessa più. Tutto è stato deciso e tutto è stato cristallizzato ai giorni dell’ira. E’ dunque il cattivo che fa la storia e su questo Carrisi ha ragione. Cattivo è chi uccide i bambini, che ha i calzini di un altro colore. Cattivo è chi sputa per terra, chi la pensa in maniera diversa dalla nostra, chi ama un altro Dio. Cattivi sono i ragazzini che infilano un petardo in bocca ad un cane, chi non restituisce lo stipendio da parlamentare ed è iscritto al movimento cinque stelle. Non è necessario che la notizia sia vera, l’importante è che sia “spendibile”. Parte subito la gogna mediatica, la canea generalista che monta nel web, nelle televisioni, sulle testate giornalistiche di un certo tipo. A nessuno interessa più di verificare la notizia, se ci sono risvolti diversi, a nessuno interessa più la verità. Amiamo il mostro. Sempre e per sempre. Eppure anche le vittime dovrebbero avere una voce. Ma non ci interessano. Così l’innocente viene subito dimenticato, il giudice con i calzini d’un altro colore non è più “strano” per aver condannato il potente di turno, il petardo non era un petardo ma un colpo di fucile di qualche cacciatore, il senatore probabilmente aveva restituito i soldi. Ecco, è un mondo perfido e senza la capacità di analisi. Un mondo dove prende il sopravvento l’istinto e non la ragione. Un mondo che, sinceramente non mi piace per niente. E mi fa un po’ paura questo vivere nel lato oscuro delle cose, questo voler condannare senza provare neppure a verificare. Mi fa paura chi costruisce mostri. Prima di scrivere qualcosa, riflettiamoci. Anche le vittime hanno una voce. Lo ricorda Carrisi ed è una piccola ed interessante verità.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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