(per gentile concessione di Altritaliani.net.)
Altritaliani.net
di Carla Cristofori
Mi sono sempre chiesta perché un idraulico fa l’idraulico, perché ama l’acqua? O perché un falegname fa il falegname, perché ama il legno? Perché uno scrittore scrive, perché ama la parola? Dovrebbe.Fiorenzo Caterini fa l’antropologo, è anche un ambientalista militante ed è Comandante di una Stazione del Corpo Forestale, in un luogo amato dagli Dei, per la sua bellezza, che si chiama, appunto, Luogosanto, in Sardegna (Se non sapete dov’è, cercate su Google Maps, anzi, andateci che è meglio).
A decretare, forse, la sua professione è stato l’amore per lo spazio aperto e per la terra sarda in particolare. L’amore per la natura, è passione che vorrebbe trasmettere, aiutare i suoi figli e le future generazioni a capirne l’importanza: un bene, che un popolo riceve in eredità. Una fortuna che va capita, trasmessa e tutelata, nel tempo, ogni giorno.
Questo, forse, è l’obiettivo che Fiorenzo Caterini desiderava raggiungere quando ha scritto ’Colpi di scure e sensi di colpe’, storia del disboscamento della Sardegna e che presenta ora a Parigi, il 17 maggio prossimo alla libreria L’Odeur du Book, nel 18ème.
Un saggio storico e antropologico, che si legge con grande facilità, alla 3a ristampa e prossimo alla 2a edizione, interessando un pubblico sempre più vasto, composito ed eterogeneo, che non è solo quello degli addetti ai lavori.
A fare la fortuna di questo lavoro io credo sia proprio l’entusiasmo con cui Fiorenzo Caterini ne parla, svincolando teorie che non sono solo ambientali, ma anche antropologiche, perché si scopre che con il disboscamento, con la perdita del bosco, tutta la società cambia.A farmi capire l’entusiasmo di Fiorenzo sono anche le sue mani svolazzanti, il suo sguardo, già chiaro, che si illumina, quando ti parla di una Sardegna coperta di intricate foreste, cosi difficili da penetrare da far retrocedere persino i Romani. Il suo sguardo si adombra quando mi elenca le conseguenze, che la perdita del bosco ha determinato: il dissesto idrologico, di cui tanto oggi si parla, la formazione eccessiva di macchia mediterranea, che alimenta gli incendi, al contrario del bosco, perché in realtà, udite! Udite! Il bosco l’incendio lo ferma, non lo alimenta. Con il disboscamento il clima è cambiato, l’isola diventa siccitosa, l’agricoltura s’impoverisce, poiché il bosco, udite! Udite! Produce agricoltura e di qualità, perché, cari miei, il bosco trascina a valle il proprio alimento e nutre i campi.
Fiorenzo continua ad animarsi e agitarsi sul mio divano, che lo confesso, non è il più comodo di quest’isola: l’ho ereditato da mia nonna e forse non l’ho saputo curare e proteggere come avrei dovuto. Si sposta a destra, sistema un cuscino a sinistra, per trovare la posizione giusta e raccontarmi che nel momento in cui si instaurano i rapporti tra Sardegna e Regno d’Italia, s’instaura una vera e propria logica coloniale, si animano dinamiche di privatizzazione, inizia il disboscamento feroce e si dà avvio alla monocoltura.Lo stesso processo che si è visto prodursi nelle colonie africane: si disbosca e si fondano le piantagioni di banane.
In Sardegna si disbosca e s’instaura la pastorizia, come una sorta di ’monocoltura’ e poi si racconta che la pecora e i pastori siano nati con la Sardegna, come se il pascolo fosse la causa del disboscamento e non piuttosto il contrario.– Ma ti rendi conto? – Mi richiama Fiorenzo – È come se ci dicessero che sono gli indigeni dell’Amazzonia a disboscare l’Amazzonia.Me ne sto rendendo conto, mi sto anche allarmando, a dire il vero, sto capendo che in realtà con il disboscamento avviene una sottrazione, che strappa via le tradizioni agroalimentari e trasforma non solo l’economia di una popolazione, ma ne cambia persino la mentalità, la percezione dell’ambiente, le tradizioni, gli usi, i costumi, il saper-fare.
Fiorenzo è un fiume in piena, straripa informazioni da tutte le parti, non essendoci alberi ad arrestarlo, lui va avanti e me la racconta tutta questa storia arida di umanità e rispetto, mi racconta di una Sardegna che entra ricca di boschi nell’800 e ne esce pressoché deserta. Si calcola, al ribasso, che 4/5 di bosco siano stati eliminati: boschi primari, con alberi di 3 metri di diametro.A questo punto intervengo:– Fiorenzo! – Lo chiamo – Fiorenzo! – Lo richiamo, si ferma mi guarda con gli occhi ’sprapalluciati’ (che in sardo vuol dire ’sgranati’, ma in sardo è più bello e lo lascio) e faccio la mia prima domanda cretina (sono bravissima io a fare domande cretine):– Ma tu come fai a sapere che c’era tutta questa foresta in Sardegna prima dell’arrivo dei Piemontesi?
Ora, un qualunque cagliaritano di rispetto, quale Fiorenzo è, mi avrebbe risposto: ’Ma ita sesi scema?’ (devo tradurre? No, dai!).Fiorenzo no: ’è proprio questo il punto!’, esclama felice, ’questo è il lavoro che bisognava fare, questa era la difficoltà, il lavoro principale è stato svincolarsi dalla storia romanzata e mitica, dalla leggenda della foresta sarda, smontare la convinzione che la foresta massiccia esistente in Sardegna fosse un’invenzione, stroncare la convinzione che la Sardegna sia sempre stata arida’.
E sì, perché non si può iniziare un’indagine, se prima non si trova il cadavere. E Fiorenzo Caterini ha agito come un vero e proprio detective: raccoglie tutte le prove, con processo antropologico e interdisciplinare, mette insieme le testimonianze di storici, antropologi, scrittori, dimostrando che il bosco esisteva realmente.A partire da questo fatto storico e accertato, si possono rintracciare i movimenti che hanno portato alla sua morte, al come e al movente. Capire come e perché il bosco è stato ucciso porta a identificare l’assassino. Che vi informo non è il maggiordomo.In questo senso il suo è un lavoro originale, perché sviluppa una prospettiva che segue l’uomo, i contadini, i pastori. Caterini riesce persino a porsi dal punto di vista dell’albero e a spiegarci come l’albero vede, o vedeva l’uomo. È l’analisi dei sentimenti che lega l’uomo al suo ambiente e in particolare al bosco: valori, saperi, tradizioni legate al bosco, che c’era una volta e ora non c’è più.
Cosa mi resta? A parte l’olivo gigantesco di San Baltolu a Luras (Se non sapete dov’è cercate su Google Maps, anzi, andateci, tanto sta vicino a Luogosanto), che vanta un’età di tremila anni, e solo a vederlo incute paura e rispetto, e, ovviamente, il divano scassato di mia nonna da riparare? Che incute molto meno rispetto.Fiorenzo Caterini, subito, mi consola: ’una delle ragioni per cui ho scritto questo libro è quella appunto di creare consapevolezza, dalla perdita del bosco dovremmo imparare a non riprodurre oggi lo stesso fenomeno sulle coste, che sono un’altra eredità da proteggere’.
Il finale è aperto, cammina, cammina e va a guardare al futuro, in che modo?Ve lo racconta Fiorenzo Caterini domenica 17 maggio all’Odeur du book, a partire dalle 18.30. Io ho ancora un bel po’ di domande nel mio cestino, quello che la mamma mi ha dato da portare alla nonna, che, chissà perché? Vive proprio in fondo al bosco!
Carla CristofoliUn brin d’italien
***
Appuntamenti e incontri previsti a Parigi con l’autore:
L’AUTORE:
Fiorenzo Caterini, originario della Sardegna, nato a Cagliari, è antropologo e ambientalista, lavora come Ispettore nel Corpo Forestale, dove ha condotto numerose inchieste su reati ambientali, dalle lottizzazioni alle discariche abusive. Fa parte di Sardegnablogger, un collettivo di scrittori liberi, senza padroni e sponsor, attivi nel campo della cultura, dell’ambiente e dei diritti, che oltre a scrivere porta in giro una performance di testi, parodie e animazione con lo scopo di rendere partecipe il pubblico dei fatti e delle verità.Il link a Sardegnablogger per saperne di più
Carla Cristofoli e Fiorenzo Caterini desiderano ringraziare sinceramente la libreria ’L’odeur du book’, il ristorante ’Il Fico’, il Centro ’Italiance’ della loro accoglienza e disponibilità.Non ultimi, in termini di generosità, tutti gli amici di ’Altritaliani.net’ che sempre ci sostengono e ci incoraggiano. Grazie infinite a tutti.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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