Qualche giorno fa Matteo Salvini ha pubblicato sul suo profilo Facebook un link che rispediva ad un certo blog Civiltà islamica e, nel dettaglio, alla richiesta di esenzione dalle lezioni di musica presentata dai genitori musulmani di un alunno delle scuole dell’obbligo. Secondo loro, l’uso di certi strumenti sarebbe inviso ad Allah. Per Salvini, naturalmente, questo dimostrerebbe il grado di arretratezza di quella civiltà. Avrei voluto dire a Salvini che uno degli attentatori di Charlie Hebdo era un rapper, ma sulla sua pagina mi è impedito commentare.
L’episodio me ne ha immediatamente fatto balzare alla memoria un altro, risalente ai tempi del liceo. Eravamo quasi alla fine dell’anno scolastico e uno degli studenti di un’altra classe aveva organizzato la sua festa di compleanno nella sontuosa villa al mare del padre, ricco professionista del paese, convinto cattolico. Trattavasi di famiglia per così dire conservatrice, piuttosto restia ad accettare l’evoluzione dei costumi e dei gusti, specie se in questa tendenze si poteva indovinare un sentore di contestazione o qualche grammo di carica rivoluzionaria. Erano tempi in cui tutti ascoltavamo gli Iron Maiden, i Van Halen ed i Metallica e girava voce che l’heavy metal nascondesse messaggi diabolici, oltreché un esempio nichilista non contemplato nell’elenco dei valori del ricco professionista. Insomma, per capirci “passare da quella musica alla droga era un attimo”. Quando alcuni compagni di classe arrivarono nella villa per installare impianto stereo e dischi, ecco comparire il padrone di casa e chiedere ai deejay del gruppo di poter visionare personalmente la scelta musicale prevista per la festa. Li esaminò uno ad uno, quei vinili. Vennero esclusi tutti i dischi di autori a lui sconosciuti o che, dalla copertina, apparissero palesemente fuori dai canoni di morigeratezza e sobrietà imposti dalla casa. Perciò la serata ebbe per colonna sonora una selezione dei successi dell’edizione di quell’anno del festival di Sanremo e poco altro. La vicenda, raccontata a scuola, ebbe grande risonanza. Se qualcuno dovesse parlare con Salvini, gli racconti questa storia. Affinché capisca che di censure immotivate e fanatismi ne esistono in ogni mondo, attraversando civiltà e religioni. Già che ci siete, riferite a Salvini che lui e il ricco professionista, in politica, sarebbero sicuramente stati in sintonia.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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