Tra le cose che nel 2015 mi aspetto di vedere c’è la Tv Cinquestelle Sardegna. Riformulo l’attacco: tra le cose che spero vivamente sopravvivano alla crisi, nel 2015, c’è la Tv Cinquestelle Sardegna.
Sono state elencate tante ragioni per le quali questa voce non dovrebbe tacere: i posti di lavoro, l’essere rappresentativa di un territorio (il nord dell’Isola) che ha difficoltà a far sentire la propria voce nei palazzi del potere cagliaritano e tanti altri bla bla bla. Sono stati rivolti accorati appelli alla politica, perché faccia quel che deve.
Io, invece, credo che non sia necessario elencare le ragioni per cui una televisione deve continuare a trasmettere, né appellarsi alla politica.
L’unica vera ragione per cui Cinquestelle deve sopravvivere è perché offre una qualità dell’informazione di primissimo piano, pur con mezzi da sempre ridotti. Nardo Marino, Stefania Costa, Daniela Astara, Costanza Bonacossa – nomino i colleghi che conosco – sono giornalisti di grande capacità e il taglio dei telegiornali è spesso molto diverso ed originale rispetto ad altri esempi di informazione regionale. Questa è l’unica vera ragione per cui la voce di Cinquestelle non si deve spegnere. Mezzi ridotti, dicevo: ho collaborato con Cinquestelle alla fine degli anni novanta e mi ricordo di un’animata assemblea dei giornalisti in cui si discusse dei tagli annunciati dall’editore, tra i quali era prevista anche la rinuncia ai telefoni, in redazione.
Follie.
Per questo l’istituzione di registro degli editori – proposta formulata a Matteo Renzi dal presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti Enzo Iacopino – appare ormai irrinunciabile, per evitare che certi avventurieri si lancino in percorsi a loro sconosciuti.
Quanto agli appelli alla politica, voi credete davvero che alla politica interessi mantenere in vita uno strumento di informazione indipendente? Dai, non scherzate. Qualcuno, tra i politici, ha cercato di speculare in modo miserabile su questa vertenza, prima di essere smascherato. Ai politici l’informazione interessa quando possono controllarla. Ci vorrebbero, invece, un paio di imprenditori illuminati, dalla solida posizione, capaci di fare da editori, interferendo il minimo possibile nei contenuti. Faccio due nomi: Tino Demuro delle Cantine Surrau e Salvatore Dettori della Catena Dettorimarket, espressione dello stesso territorio in cui Cinquestelle è cresciuta.
Lunga vita a Cinquestelle Sardegna!
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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