di Maria Dore
Ma che fine hanno fatto?
Qualche anno fa godevano di un discreto presenzialismo televisivo. Addirittura qualche iscritto, conoscevo. Devono essere da qualche parte, là fuori. Ma oggi i Verdi sembrano scomparsi. Ignorati anche per le composizioni delle coalizioni all’italiana, quelle dove dentro ci sta bene qualsiasi cosa, anche gli animalisti brambilliani o i “partiti” ad personam, nel senso fatti da una persona sola. Nell’era dell’arme climatico e delle allerte meteorologiche, i Verdi sono invisibili. Non possono nemmeno contare sulle occasionali comparsate del leader, come accade ai Radicali (o quel che ne resta) con Emma Bonino. Sarà certamente colpa loro, almeno un po’… lo dicono anche Luigi Manconi e l’attuale segretario, Angelo Bonelli, riassumendo la storia trentennale dei Verdi (che nascevano proprio 31 anni fa), come una serie di occasioni mancate. Certo, risulta difficile non imputare al partito stesso scelte come quella di auto ridursi a costola della galassia della sinistra italiana; si ricordi la disfatta del 2013,quando si unirono a Ingroia. Eppure, se l’Italia ha riservato ai Verdi il ruolo di comprimari utili a costruire, nella migliore delle ipotesi, coalizioni per superare la temibile soglia di sbarramento, ci sarà anche un’altra spiegazione. Ci dev’essere per forza un’altra spiegazione se anche nella Germania che non riesce a formare un governo, i Verdi, pur offuscati mediaticamente dal successo dell’estrema destra, sono decisivi per la Merkel, forti del loro 9%. Se i Verdi francesi sono in crisi ma arrivano almeno al 3%, se non ci sono deputati verdi italiani nel Parlamento Europeo. La spiegazione è semplice: è colpa di chi non li vota, tutti noi. In un paese in cui si pensa all’ambiente solo quando l’alluvione allaga la cantina (quella propria, s’intende), in cui non si distingue il clima dal meteo, e l’osservazione confusa di entrambi serve solo per le spiritosaggini da postare ( “A Cagliari a Ottobre ci facciamo ancora il bagno!”, ve lo chiederei in tono supplichevole, smettetela), non c’è spazio, nella tessera elettorale, per il Sole che ride. Per non parlare poi dell’informazione relativa al meteo e al clima, tra disgrazie linguistiche come le ‘bombe d’acqua” e un utilizzo del termine “maltempo” per la bellissima, attesa, pioggia liberatoria. Che ne direste di una sensata rivoluzione linguistica in questo senso? E poi, diciamocelo. Con chi mai potrebbero allearsi i Verdi italiani, oggi? Col Pd renziano pro-trivelle? Con la Lega che di verde ha solo la bandiera? Con l’accozzaglia Berlusconiana in cui gli evergreen sono quelli che tornano per non rischiare di essere trombati alle elezioni, vedi Lupi, Quagliariello e altre disgrazie? Le idee e l’utilità per avere un movimento ecologista forte non mancherebbero di certo, come testimoniano le iniziative gli interventi in evidenza nel sito italiano del movimento, dal pollo alla diossina agli sguardi su tematiche quali il precariato e la sconfitta sull’Ema. Eppure, per ora, tutto questo non crea dibattito. E i Verdi non portano voti. Quelli, pochi, ma a volte decisivi per i giochetti in Parlamento, li portano, purtroppo per noi, i Verdini
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