Il 2 gennaio 2001 moriva Morena, al secolo Mario Doré, un travestito genovese di 61 anni. Chi è, vi chiederete? E’ stata l’ispirazione per la canzone forse più dolce e struggente del cantautore Fabrizio De André: via del campo era proprio ispirata a lei. Era lei che inseguiva gli illusi, che le chiedevano di maritarsi, la osservavano salir le scale, sino a quando il portone è chiuso. Una canzone struggente ed è vero. La musica, peraltro, è stata composta da Enzo Jannacci e pertanto questa diventa un profondo inno alla bellezza, alla delicatezza che solo due poeti potevano regalarci.C’è la frase finale della canzone che vale tutta la vita del cantautore genovese e anche un pezzetto di Jannacci: “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. E’ una frase che è stata scritta anche all’interno della biblioteca del carcere di Alghero titolata a Fabrizio De André: un luogo dove gli ultimi ci vivono e dove aspettano un riscatto. Via del campo è la strada che tutti abbiamo attraversato e molte volte lo nascondiamo; quella strada gonfia di persone strane, di illusi e illusionisti, di bambini con gli occhi forti e di puttane che sanno ascoltare. Via del campo è la strada del mondo che facciamo finta di non vedere. Ci son passati tutti in quella strettoia parallela al mare: politici e lestofanti, poeti e militanti, ci siamo passati ad ascoltare voci dolci e struggenti, molti avevano il color di foglia, molti il volto antico e leggiadro di Morena, il travestito che ha saputo incarnare un pezzo i vita. E’ morto a gennaio, come è morto Fabrizio De André perché le poesie muoiono con chi le scrive e le canta. Forse.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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