Il 14 dicembre del 1989, dopo sedici anni di dittatura, si svolsero le elezioni in quel Cile dove Pinochet, con l’aiuto della CIA (i famosi esportatori di democrazia) l’11 settembre del 1973 metteva fine ad un governo democraticamente eletto. Di questa storia sono state scritte pagine mirabili e non voglio sfigurare davanti a degli analisti ovviamente molto più bravi e documentati di me. La mia, invece, è una storia piccola che parte dal libro cuore di De Amicis e finisce con una bella litigata a causa degli inti-illimani. A me la storia di Marco che si imbarca su un piroscafo a Genova per raggiungere la propria mamma in Argentina che troverà, infine, gravemente ammalata e riuscirà a fare in modo che si salvi, mi è sempre piaciuta. Ci sono stati dei momenti in cui sarei voluto essere Marco. Cuore, se la memoria non mi inganna, è il mio secondo libro (il primo è Pel di Carota) e le Ande erano per me un altrove quasi irraggiungibile. Figuratevi quando, all’età di quindici anni, scoprii gli inti-illimani e il loro secondo album canto de pueblos andinos, dove c’è una canzone bellissima “Alturas” che divenne una sorta di inno di “lotta e poco di governo”. La utilizzai in seguito per una mia trasmissione musicale in radio e passava quasi una volta al giorno nel mio giradischi di casa. A molti gli inti-illimani non piacevano perché rappresentavano troppo “la sinistra”, erano troppo “impegnati” erano quelli del “el pueblo unido” e di Che Guevara. Ribattevo che “Alturas” era solo un pezzo musicale bellissimo e che a me ricordava Marco che cercava la madre in Argentina. La discussione con i miei compagni di scuola fu feroce e anche con una docente che bollò il gruppo cileno come “politico”. Rischiai il linciaggio quando accusai i miei compagni di vigliaccheria e al grido di “se non amate gli inti-illimani non amate neppure il libro cuore” lasciai la classe. Passarono i giorni, i mesi e quella frattura era ancora viva e doleva. Sino a quando quella docente portò (eravamo in terza superiore) il libro di De Amicis in classe e lesse proprio “dagli Appennini alle Ande”. Quando concluse la lettura aggiunse, quasi di soppiatto: “Secondo me la musica di Alturas, che ho avuto modo di ascoltare, ci sta molto bene alla fine della storia” e così facemmo pace con De Amicis e gli Inti-illimani. Perché sia il libro Cuore che la canzone “el pueblo unido” sono argomenti politici.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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