La mattina del 10 di Muharram dell’anno 61 dell’Egira, migliaia di soldati attaccarono l’Imam al-Husayn e i suoi settantadue sciiti i quali non aspettavano altro che il martirio.
Gli sciiti dell’Imam al-Husayn, pur combattendo valorosamente, vennero martirizzati tutti, uno dopo l’altro. Prima che l’Imam al-Husayn entrasse nel campo di battaglia, prese per l’ultima volta suo figlio ‘Ali ‘Asghar ma una freccia colpì il neonato alla gola. L’Imam combatté fino all’ultimo respiro fino a che non venne ucciso gli venne tagliata la testa. Egli, con questo suo sacrificio, ha salvato l’autentica religione divina dell’Islam che altrimenti sarebbe stata perduta con il passare degli anni. Nessuna penna è mai stata in grado di scrivere una pagina di storia, con un messaggio perenne, chiaro e preciso, come quella scritta dal sangue del signore dei martiri, l’Imam al-Husayn.
Queste righe sono una sintesi della ricostruzione della vita di Husayn ibn Ali, il terzo degli imam riconosciuti dalla tradizione sciita, tratte dal sito http://www.islamshia.org/, strumento di un’associazione di musulmani sciiti in Italia. Il racconto mette in evidenza l’importanza della vicenda storica occorsa nell’anno 680 del nostro calendario. In questi giorni molti media, nel tentativo di spiegare il nuovo capitolo della rivalità tra sauditi e iraniani, hanno mostrato le immagini dei seguaci di Ali che ripropongono con grande enfasi il martirio dell’imam Husayn; sotto potete vedere un’immagine tratta dalle manifestazioni del rito, l’Ashura.
Può apparire sorprendente come le recentissime tensioni tra Arabia Saudita e Iran abbiano chiamato in causa fatti storici così lontani. Eppure,se le vicende odierne sono senza dubbio imputabili a questioni molto concrete-come il ritorno dell’ex Persia nello scenario internazionale dopo la fine delle sanzioni, con le conseguenti preoccupazioni saudite- è anche vero che la spiegazione della frattura tra sunniti e sciiti non può non partire da un viaggio nella storia più remota dell’Islam, che mostra come anche l’antica scissione abbia motivazioni politiche, più che di religione.
Husayn è figlio di Ali, cugino del profeta Muhammad (Maometto). Per gli sciiti, Muhammad, prima di morire, avrebbe indicato Ali come suo successore. La mancata nomina di Ali in favore di Abu Bakr- uomo molto vicino al Profeta che diverrà il primo califfo della storia dell’islam- è la prima disfatta sperimentata dagli sciiti; la crisi si acutizzerà successivamente, quando Ali riuscirà con non poche difficoltà a diventare quarto califfo- e primo imam- ma senza che si arrestino le lotte intestine che porteranno al suo stesso assassinio. Il primato rivendicato della linea di sangue della famiglia di Muhammad tramite Ali segna la nascita della shi’a, letteralmente “partito” di Ali. Problema della successione e ruolo dell’imam: attorno a questi due elementi ruota la frattura più significativa dell’islam: non riconoscendo altra autorità politica-spirituale che quella dell’imam, la shi’a non riconosce le altre forme di potere. A questo aggiungiamo che tutti gli imam della storia sciita sarebbero scomparsi per assassinio, rinforzando l’estromissione della minoranza dall’esercizio del potere politico. Quella che lo studioso Vali Nasr ha denominato coma la “rivincita” sciita inizia, lentamente, nel XVI secolo, quando la Persia adotta lo sciismo come culto ufficiale, acutizzando così la rivalità con l’impero ottomano sunnita. La vera svolta avviene però con la Rivoluzione iraniana del 1979. La fazione del “clero” sciita guidata da Khomeini mette fine al regime laico dello shah, segnando l’inizio della Repubblica Islamica. Nel frattempo, in una parte del mondo sunnita si sperimenta un’altra scossa. Abd al- Aziz al-Saud conquista la penisola arabica con la spada del wahhabismo e con l’ausilio militare dei britannici. Nel 1932, nel segno di un’interpretazione rigorista del Sunnismo, nascerà il Regno dell’Arabia Saudita. Sottolineiamo come alcune pratiche di devozione popolare tipiche dello sciismo siano fortemente osteggiate da questa versione dell’islam. Divisioni confessionali a parte, le tensioni tra Arabia Saudita e Iran si alimentano di un fattore che in epoche diverse ha contribuito a cambiare la storia dei due paesi: il petrolio. È impossibile trattare in un solo articolo tutte le questioni legate alle opposizioni shia/sunna e alla rivoluzione che il petrolio ha comportato nel Medio Oriente. Rimanendo legati all’episodio trattato nelle cronache recenti, l’esecuzione di Baqir Al Nimr da parte dei sauditi riporta ad un elemento interessante e sopra accennato: il ruolo del “clero” nella dottrina sciita. La morte di Al Nimr ha suscitato forti reazioni nell’universo sciita, e tra queste voci, la più autorevole è senza dubbio quella dell’ ayatollah Al Sistani, la maggiore figura di riferimento dello sciismo oggi. Il ruolo che tale figura rivesta per gli sciiti è deducibile anche un fenomeno curioso: dietro l’immagine austera e seriosa, l’ayatollah Al Sistani ha un sito web personale. Tra i servizi offerti, quello delle FAQ. Il fedele dubbioso può porre domande tra le più disparate, risolvendo le questioni più quotidiane ( è lecito utilizzare profumi e medicinali che contengono alcol?) a quelle più sofisticate inerenti, ad esempio, il pellegrinaggio. Per chi volesse approfondire la storia dello sciismo: G.Filoramo, Islam Capezzone, Salati, L’islam sciita Vali Nasr, La rivincita sciita H. Halm Shi’a Islam, from religion to revolution.
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