Questa faccenda del Salvini in vincoli credo che, comunque andrà, darà un po’ di fastidio a The Mask. Se negano l’autorizzazione farà la figura del vigliacchetto con il suo coté ad alta concentrazione di soggetti sensibili (a parole) a valori quali onore, coraggio fisico, maschio con il coso duro e altra roba così. E potrebbe persino perdere qualche frazione di consenso, goccioline comunque nel mare del gradimento su cui naviga. Se la concedono, il neo terùn andrà a giudizio e viste le accuse io credo che sarà un po’ stretto lì in basso, perché davanti ai giudici il suo plotone di esperti Facebook sarà disarmato. Dato che i nostri magistrati, in stragrande maggioranza, quando stanno lavorando non si lasciano impressionare dai social.Però queste difficoltà della destra non mi consolano. Anzi, mi danno ancora più rabbia perché non vedo nessuno pronto a prendere la palla al balzo. Vedo questo Pd sardo a esempio. Con tutto il rispetto per la tesi del voto utile – che mi ricorda un po’ Indro Montanelli quando invitava a chiudersi il naso e votare la Dc per non mandare al Governo i comunisti – l’immagine offerta dal partito è ancora quella supponente, sarcastica, per nulla autocritica e disperatamente perdente delle politiche dell’anno scorso.La linea è: dovete votarci perché non abbiamo niente da rimproverarci e chi sostiene il contrario o è un cretino o è un fascista complice di Salvini. Starò sintetizzando, ma il messaggio che mi arriva è proprio questo.A esempio, se da sassarese parlo del declino della mia città, dico che la Regione da anni e annorum (cioè da ben prima dell’epoca Pigliaru) assiste complice a uno squilibrio di risorse che danneggiando il Nord-Ovest fa zoppicare l’intera isola, vengo subissato da “realtà vere diverse da quelle percepite”, da “numeri che parlano chiaro”, da “ignoranza dei fatti” ecc. Insomma, mi danno del coglione. Ora io, se non altro per l’età, sono politicamente abbastanza maturo e voto da una parte o dall’altra indipendente dai fastidiosi stridori di qualsiasi grillo parlante, ma ce ne sono molti che, al contrario di me, quando si sentono accusare con altezzosa sicurezza di dire stupidaggini, si seccano e restano seccati anche quando votano. E nella cabina, come è noto, i coglioni che girano a elica ti vedono, il grillo parlante no.Mi è capitato da poco, a esempio, di assistere a un dibattito in un ambiente molto vicino a questo partito dove un bravo e noto docente universitario manifestava il ricorrente timore di una centralizzazione dell’università sarda con la chiusura di fatto dell’università di Sassari. Gli hanno praticamente dato del visionario.Quelli così, tra i quali ci sono io, li fanno passare per degli ignoranti campanilisti anti cagliaritani. Quando siamo invece i primi a sostenere che Cagliari non fa altro che applicare leggi immutabili della storia e dell’economia, le quali in sostanza prescrivono che se ci sono degli spazi lasciati vuoti questi vanno riempiti. Cagliari ha una classe dirigente e una compattezza sociale senz’altro superiori alle nostre e fa bene a fare ciò che fa in termini di accentramento di risorse e infrastrutture. Fa male la Regione a lasciarglielo fare. Perché se la seconda città della Sardegna per economia, cultura e concentrazione demografica è in grave crisi, il potere regionale deve aiutarla a uscire dalla crisi per creare un equilibrio, e non mandare a dirle di “fare sistema”, di “elaborare progetti vincenti” e altre parole vuote.C’è ancora un po’ di tempo. Chi da sinistra – o giù di lì – chiede il voto ai sassaresi forse dovrebbe pensarci sopra. A meno che non voglia lasciare che a cavalcare questo tema sia una destra che lo farà in maniera strumentale, improduttiva e all’insegna, questo sì, del peggiore e sboccato campanilismo.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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