Era una domenica, precisamente il 24 luglio 1977, io non avevo compiuto neanche 5 anni ma sento quella giornata come una delle date fondamentali nel corso di tutta una vita.Ricordo mio padre che già aveva fatto un viaggio col camion di Zio Gavino, padre di Antonello il carrozziere, e mi ricordo che nel secondo viaggio caricammo le restanti cose che non erano poi tante, ricordate che il rapporto mobili/figli è inversamente proporzionale (più figli meno mobili), mio fratello più piccolo dormiva nella culla, io e Roberto in un lettino singolo che non so perché chiamavano “la cuscia” mentre gli altri tre fratelli più grandi erano “comodamente” sistemati in un divano letto, quindi l’arredamento di casa mia era quello che era…Ricordo come fosse ieri che mio fratello più grande fece il viaggio nel cassone del camion seduto nella poltrona in velluto marron mentre se la rideva di gusto.Appena arrivati alla casa nuova cominciavano le operazioni di scarico, mi ricordo che mio zio che era venuto a darci una mano, per rendermi partecipe, mi diede un cassettino di una credenza da soggiorno che lentamente portai a casa al primo piano.
Ho sempre avuto una forte memoria a lungo termine, e più vado avanti con l’età più sento i ricordi farsi ancora più nitidi, ad esempio quello del trasloco da San Gavino al Villaggio Verde quando ci diedero la casa popolare.
Appena scaricato il tutto mamma fece un pranzo improvvisato per i partecipanti al trasloco, un pentolone di pennette al sugo e fettine impanate che cucinò appena attaccata la bombola.
Il sogno si era realizzato, fu una delle poche volte che vidi mia mamma piangere.La casa popolare, il bagno e l’antibagno, stendere i panni in casa o in terrazzo e non più in cortile, gli agi che si vedevano su Carosello finalmente li aveva anche lei.
Mia mamma chiamò Don Ruiu a benedire la casa e come ogni battesimo diede il nome a tutte le camere:CucinaSoggiorno GrandeSoggiorno piccoloCamera di Guglielmo e IsidoroCamera da Letto (la loro)Camera in fondo (la mia e quella degli altri tre fratelli)BagnoAnti BagnoTerrazzino.
Io pensai “finalmente non dormirò più nella “cuscia”, magari faccio il salto di qualità”, invece nulla: a me, Christian, Massimo e Roberto toccò una “cuscia” matrimoniale, dui a cabbu e dui a pedi.
Poco male ci divertimmo tantissimo, tranne forse Massimo che prima di andare a scuola doveva alzarsi presto per comprare il giornale a babbo e l’edicola più vicina era al Villaggio Satellite.Ricordo gli attacchi di risate in quel lettone quando al buio facevamo le gare musicali, tu imitavi la musica di una canzone e gli altri dovevano indovinare il titolo. Molte volte il gioco si protraeva fino a tardi e allora babbo che doveva fare il mattino alla Sir per farci dormire ristabiliva l’ordine con una dolce tisana a base di colpi di ciabatta.
Condivisa era anche la vasca da bagno nel senso che con la stessa acqua si lavava primaMassimo, poi Roberto e infine io assieme a Christian, che vista la torbidità dell’acqua praticamente facevamo la lotta nel fango…
Ricordo poi quando il giovanissimo Francesco Porcu di Mobilcasa venne a casa qualche anno dopo con una passata di cambiali da far firmare a babbo dopo che ci avevano piazzato il nuovo soggiorno grande, i letti a castello tipo colonia penale e la camera dei fratelli più grandi che visto che cominciavano a lavorare avevano le loro esigenze.
Però di tutto questo ricordo sempre il pianto di mamma, una 38enne con sei figli che vedeva realizzato il suo sogno.Le 38enni di oggi hanno altri tipi di sogni, tipo un nuovo taglio di capelli o rifarsi le tette.Anche questo è progresso…
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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