Si è passati agevolmente dalla quota “cento” alla “placenta” con buona pace della tutela della salute e la libertà delle donne, conquistata nel corso di vari anni e abbastanza faticosamente. Così, davanti a tutta una serie di difficoltà programmatiche, il governo ha ben pensato di inserire nella manovra un pacchetto famiglia e la novità è legata al congedo per le neo-mamme: chi vorrà, potrà rimanere al lavoro sino al nono mese -con il via libera del medico – e potrà astenersi dal lavoro nei successivi cinque mesi dopo il parto. Non è chiaramente un obbligo ma un’alternativa che modifica le regole attuali secondo le quali non si può lavorare durante i sessanta giorni che precedono la nascita del bambino. Era una bella conquista quella di poter trascorrere la prenatalità a casa seppure – e questo purtroppo è vero – per le neo-mamme precarie questa facoltà non veniva riconosciuta. Mi sembra però che, anziché impegnarsi ad ampliare la sfera dei diritti per chi non li ha, si è pensato di livellare verso il basso una possibilità che, ricordiamolo, era considerata “obbligatoria”, in quanto al lavoro – soprattutto in determinati impieghi – vi erano seri rischi per il nascituro. Non so quante mamme sceglieranno questa opzione (chiaramente a costo zero per le aziende e per i dipendenti statali) ma mi chiedo – e stavolta seriamente – cosa ne pensano i medici. La domanda è semplice: se l’astensione dal lavoro era obbligatoria per ragioni di tutela, come mai con un semplice emendamento ad una manovra economica tutto questo può essere superato? Mica ce lo chiedeva l’Europa…
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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