È il venticinquesimo giorno da quando la spedizione ha lasciato il porto di Solea diretta a Navigandia.
Per sette giorni abbiamo dovuto restare a Magda a causa di una tempesta, ma oggi finalmente abbiamo ripreso il mare.
Tre sono le isole che intendo visitare nei prossimi giorni. Sono tra loro vicine e si affacciano sul mare di fuori. Questo è immenso e ancora poco esplorato. Non vi sono terre segnalate, neanche piccole, per centinaia di miglia. Eppure durante certe giornate, le nuvole sull’orizzonte o banchi d’aria più umida che stanno bassi sul mare, danno la sensazione che a poche ore di navigazione si affacci dal mare un continente. Non è così, ma a molti abitanti piace credere che esso esista, e anzi a volte raccontano storie di un tempo in cui la gente si muoveva tra quel continente e Navigandia, e che proprio da quel continente Navigandia avrebbe avuto origine.
Le tre isole estreme hanno avuto molti nomi. È successo nel corso dei secoli che alcuni di questi nomi siano passati da un’isola all’altra come fa ancora oggi il bestiame brado. Una di esse, la prima e la più prossima al porto di Magda, è ricchissima d’acqua ed è costituita di un tipo di roccia che non ho trovato altrove. Credo sia una roccia molto più antica di quella che compone il resto di Navigandia. Lo si capisce da certi scogli che spuntano dal mare attorno ad essa. Ognuno di essi sembra rappresentare la cristallizzazione di una battaglia. Sono scogli di due colori in cui le rocce più chiare sembrano voler inghiottire quelle più scure. L’isola è chiamata, ormai da due secoli, Whilelmia.
Pare che prima si chiamasse Portua, che è ora il nome della seconda isola. Questa, secondo notizie apprese a Magda, presenta vestigia e detriti che fanno pensare a una colonizzazione antica da parte dei Vituli. Si sa che questi partivano da Solea. Con le loro navi e le loro conoscenze, potevano raggiungere Navigandia nel giro di sei giorni. Circa il doppio del tempo che è stato necessario a noi. Di Portua ho già scritto nel primo resoconto, senza nominarla perché ancora non possedevo le carte messemi a disposizione dal capovillaggio di Magda durante la settimana di sosta. Portua, che gli antichi chiamavano Reparia, secondo voci che dovrò verificare sarebbe sorvegliata da un guardiano.
Non vi abbiamo messo piede e abbiamo passato la notte all’ancora di fronte alle sue coste. Il mare era molto calmo e la luce delle sole stelle lo illuminava, abbastanza da dare l’impressione di un immenso specchio nero in una stanza buia. A tratti, guardando verso il largo, sembrava di scorgere la schiena di qualche delfino uscito all’aria per respirare. L’isola era completamente nascosta dalle tenebre, fatta eccezione per gli scogli chiari delle sue coste e per la spiaggia in fondo alla rada che ci ospitava. Ogni tanto vedevo passare sulla nostra testa, a un’altezza di almeno cinquanta passi, delle sagome chiare che muovevano dall’isola verso il largo. Credo si trattasse di rapaci notturni che vanno a predare gli uccelli che durante il giorno si avventurano sul mare e, sorpresi dall’arrivo del buio preferiscono pernottare sugli scogli intorno a Portua, per raggiungere l’isola e il loro nido alle prime luci del giorno.
Portua è bellissima. Quando al tramonto l’abbiamo raggiunta per gettare l’ancora, il mare aperto dietro di lei era luminoso e calmo. La vegetazione è lussureggiante e questo fa pensare che il terreno sia abbastanza ricco d’acqua, nonostante non risultino sorgenti in nessuna delle carte che ho potuto esaminare.
Ho espresso al comandante la mia intenzione di visitarla già domani. Non ha obiettato, ma quando ha chiesto ai suoi uomini se vi era qualcuno disposto ad accompagnarmi, nessuno si è fatto avanti. Dopo cena un marinaio mi si è avvicinato e mi ha spiegato che in genere gli abitanti di Magda preferiscono non scendere a Portua, per via del guardiano. Ho provato a chiedere maggiore informazione, ma non ho ottenuto molto. Di questo guardiano si parla poco e si sa anche meno. Ho anche il sospetto che non esista. Eppure sembra che in molti ne abbiano timore.
A un certo punto della notte mi sono svegliato per bere dell’acqua. Nella mia cabina l’aria è molto secca. Credo dipenda dal fatto che la stiva sotto di essa contiene molti sacchi di sale. In ogni caso, spesso la sete mi sveglia dal sonno e mi costringe a traversare il ponte della “Oceania” per riempire la mia borraccia alla riserva d’acqua comune. La scorsa notte, mentre camminavo lungo il bordo della murata, mi sono fermato a guardare fuori. Il buio era denso e compatto, eppure, nella direzione in cui sapevo si trovava la spiaggia, ho scorto (o ho creduto di scorgere) come una minuscola luce arancione che si muoveva lentamente. Non ho idea di cosa fosse. Poteva trattarsi di uno scherzo degli occhi o anche di qualche animale luminescente alla maniera delle lucciole. Un’altra idea però mi è passata per la mente, e voglio lasciarne traccia qui, ora. Quel piccolo bagliore poteva sembrare la punta di un sigaro che qualcuno, nascosto nel buio, aveva acceso per fumare. Se ci fosse un guardiano, ho pensato, se io fossi quel guardiano e avessi con me dei sigari e avessi l’abitudine, durante qualche notte in cui il sonno fatica ad arrivare, di affacciarmi sulla spiaggia di Portua per guardare il mare e la notte, se io fossi quel guardiano e il mare improvvisamente portasse una nave come non se ne vedono tante dalle parti di Magda, se io fossi quell’uomo, il guardiano di Portua, la prima notte in cui la nave fosse ferma in rada davanti alla mia spiaggia, facendomi sentire improvvisamente osservato, io quella notte non sentirei il bisogno di dormire e sceglierei mille volte di fumare un sigaro seduto alle spalle della spiaggia, e di far passare le ore fumando pensieroso il mio sigaro e giocando col fumo, soffiandolo davanti a me come per costruire una cortina che l’inesistente vento di quella, e di questa notte, riuscirebbe comunque a dissipare in un attimo, mentre scruto davanti a me la tenebra, il mare e quella nave.
Ed effettivamente, nella direzione della spiaggia, prima che il sole tramontasse, ho avuto la sensazione di intravvedere dei ruderi, dei muri in pietra.
Domani mi farò accompagnare a Portua, che gli antichi chiamavano Reparia, e cercherò tracce del guardiano. Se nessuno vorrà accompagnarmi, scenderò ugualmente a Portua, fino a che non vi avrò trovato qualcosa che sia degno di ricevere nota. (Continua)
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.020 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design