Chissà se Fabio Aru, nel corso della tappa di oggi, una di quelle contrassegnata come “Hill”, cioè di mezza salita, ha avuto modo di ripensare al modo, un po’ inconsueto, con cui ieri ha dovuto cedere il simbolo del primato all’esperto Froome, già tre volte vincitore del Tour. Una tappa interlocutoria, quella di oggi, di quelle senza scossoni in classifica, eccetto la crisi del piccolo scalatore colombiano Quintana che ha dimostrato di non aver ancora digerito la fatica del Giro d’Italia. Una fatica che sta accomunando un po’ tutti quelli che hanno fatto il Giro per la classifica, piuttosto sottotono al Tour. Con l’eccezione, verrebbe da dire, del tenace olandese Mollema, ma solo per quanto riguarda il risveglio manifestato nella tappa di oggi, vinta con una cavalcata solitaria che ha sorpreso i compagni di fuga, tra cui il talentuoso Ulissi, già battuto da Aru nei campionati italiani, che era il mio favorito per la vittoria di tappa odierna. Chissà, si diceva, se Fabio avrà ripensato ai momenti della sua defaillance di ieri, non causata da un cedimento fisico, se non in minima parte, ma da una sbagliata interpretazione di un arrivo molto tecnico e difficile, preso d’assalto, in una tappa dove non c’è stata grande selezione, da tutti i ciclisti vogliosi di fare bene almeno in una tappa. Lasciato solo dai migliori compagni di squadra, Kangert caduto al Giro, Fuglsang e Cataldo caduti al Tour,(per non parlare della scomparsa di Scarponi, il più esperto tra i compagni) Aru nella fase concitata della gara si è ritrovato a dover rimontare tutto il gruppo a causa di un imbottigliamento causato da un restringimento della carreggiata. Ci ha provato, Fabio, da solo, incitato dalle urla di Martinello, l’esperto commissario della sua squadra, l’Astana. Sei troppo dietro Fabio!!! Ma Fabio è uno scalatore puro, non è un passista come Froome. Quando il gruppo è lanciato dalle squadre dei velocisti a 60 all’ora, per giocarsi la posizione migliore prima di quel maledetto strappo finale di 500 metri, per risalire il gruppo bisogna avere una gamba da passista veloce. C’è un fotogramma che vede Aru, trascurato come sembra essere la norma dalla televisione francese in questo Tour, nel suo impossibile tentativo di risalire il gruppo non appena la strada inizia a salire. Froome, straordinario cronomen, ha le caratteristiche tecniche per poter fare una cosa del genere, e in più aveva la squadra quasi intera. Uno squadrone, il Team Sky, il Real Madrid del ciclismo, che sta sacrificando degli autentici fuoriclasse alla causa della vittoria finale dell’inglese. Chissà se Fabio, durante la tappa di oggi, ha pensato a quei momenti in cui il gruppo si frazionava in più punti, nello strappo finale, mentre i mostri del ciclismo mondiale, Gilbert, Van Avermaet, Matthews, sprintavano come forsennati per la vittoria, e quasi tutti gli uomini di classifica erano subito dietro, protetti dalle loro squadre. Chissà. Capita, ha dichiarato Fabio subito dopo la gara, ieri. Capita, ripetiamo noi. Questo è il ciclismo, e non serve recriminare. Non ci pensare troppo, Fabio, il Tour si avvicina alle ultime, terribili salite, quelle delle Alpi. Non ci pensare troppo Fabio. Risparmia energie nervose. Comunque vada, è un grande Tour de France.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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