Partiamo dal colore. Quel giallo intenso, forte, deciso unico. E’ lo stesso giallo che trovate quando, da Sassari a Cagliari, guardate le campagne sulla 131. E’ lo stesso giallo del grano duro, del sole che balla sulle spiagge, lo stesso giallo purissimo che utilizzava per i suoi quadri Joan Mirò. Fabio Aru pedala dentro questa Francia che non è giallissima ma veste colori più pastello e il giallo delle campagne di Francia è ocra. Solo che, per ora, il sogno è finito. Oggi il cavaliere dei quattro mori ha perso 25 secondi e quindi, momentaneamente addio giallo. Ieri, il ragazzo di Villacidro, ha dovuto usare gambe e testa e non è stata una giornata facile. Ha dovuto fare i conti con Froome, con Landa ex suo compagno di squadra, con il colombiano Uran e il francese Bardet oltre che ai redivivi e mai domi Quintana e Contador. Oggi, purtroppo, è andata così. Qui, al Tour c’è tutta gente che con la biciletta ci sa fare. Quello che ancora non si è ben capito da alcuni osservatori poco attenti è che questo è il campionato del mondo a tappe di una disciplina popolare e bellissima come il ciclismo. Viaggiare tra le strade di Francia non è solo geografia ma è soprattutto storia del ciclismo: Indurain e Chiappucci che si sfidano sui Pirenei, Bugno, Bartali, Coppi, Anquetil solo per ricordare qualcuno. Fabio Aru sarà ricordato tra qualche anno come l’uomo che è riuscito a compiere un’impresa. Perché quella accaduta sino ad oggi, credetemi, è una grandissima impresa. Non ci si improvvisa ciclisti al Tour de France, come non ci si improvvisa in nessuno sport. Quel giallo forte, deciso, quel giallo molto vicino alla Sardegna, quel caschetto bianco con i quattro mori sta facendo il giro del mondo e tutti, oggi, conoscono un po’ di più Aru e la sua Sardegna. Oggi però non ha perso Aru o ha vinto Froome. E’ accaduto semplicemente quello che tutti temevano: è mancata la squadra negli ultimi chilometri, quelli decisivi. E sei senza squadra puoi anche essere il cavaliere dei quattro mori ma non vai troppo lontano. Ieri Aru ha difeso la maglia gialla con grande maturità e autorevolezza. Oggi abbiamo ammirato il giallo mischiato agli altri colori del gruppo, del “peloton”, e lui, il cavaliere dei quattro mori vicino ai suoi ragazzi dell’Astana. Poi, come un corto circuito. Un buco. Una distrazione forse. Poca furbizia, probabilmente. Ma anche leggere da parte della squadra male il fine tappa. Perché mica è semplice correre dentro il tour ed è davvero complicatissimo giocarsi le tappe con la maglia gialla addosso. Questo non era chiaramente il punto di arrivo ma solo di ripartenza. L’impresa è ormai realtà. Parigi è meno lontana. Oggi se lo ripende Froome ma quel giallo, quel giallo intenso, se lo guardate bene, è proprio quello della nostra terra. Domani è un altro giorno e se potrà essere nuovamente giallo Sardegna si vedrà.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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