Tutto ebbe inizio prima delle elezioni del 4 marzo quando Luigi Di Maio, il presidente del Consiglio incaricato da Grillo, ha presentato la lista dei ministri: «Stiamo facendo una cosa mai fatta nella storia della Repubblica: presentare una proposta di squadra di governo prima delle elezioni», e giù tutti a ridere, senza che lui si rendesse conto della castroneria che aveva detto. Allora precisa: «Le persone che presento oggi non sono patrimonio di una forza politica ma del paese, sono persone in linea con i valori in cui abbiamo creduto in tutti questi anni. Io sono orgoglioso delle eccellenze che sto per presentarvi, non è un governo ombra ma governo alla luce del sole». Tutti continuano a ridere, ma ancora lui non si rende conto. Arrivano le elezioni e nessuno si meraviglia del risultati. La coalizione di centro destra guidata da Berlusconi, e di cui fanno parte Lega e Fratelli d’Italia, si posiziona sulla parte alta del podio classificandosi al primo posto; il M5S, che corre da solo, al secondo posto; la coalizione di centrosinistra guidata dal PD di Renzi al terzo. Nessuno ha vinto, ché in un sistema proporzionale “tripolare” (con una parte residuale di maggioritario) nel quale per avere un premio di maggioranza occorre superare il 40%, difficilmente si supera quella soglia che consente di avere la maggioranza per governare. Ma questo si immaginava, anche se le tre coalizioni si dicevano, ciascuna, certe della vittoria. Da sottolineare inoltre che Salvini, forte della prevalenza all’interno della sua coalizione, accampa, da subito, diritti di vittoria sul M5S, nonostante, in termini di voti, il M5S ne abbia preso il doppio, ma tant’è: il fascio-leghista sta confezionando una trappola a Di Maio, che oggi dice una cosa, domani ne dice un’altra, dopodomani il contrario delle precedenti. Così inizia il balletto che noi reduci dalla prima repubblica conosciamo bene: iniziano estenuanti trattative tra personaggi che fino a qualche giorno prima si erano scontrati non certo sul piano ideologico e neppure su quello politico, ma sugli schermi e sul web, con armi caricate, nella migliore delle ipotesi, a fango. Il PD si defila da ogni possibile trattativa, o accordo, o inciucio, ché loro la guerra se la stanno combattendo all’interno, con armi di distruzione di…casa, e non hanno neppure bisogno di andare in Svizzera per praticare l’eutanasia. Di Maio si gira tutte le televisioni annunciando che farà il presidente del consiglio; Salvini, che non è da meno, segue a ruota; Mattarella, dall’alto del Quirinale manda segnali: «Ragà, mi che se non vi mettete d’accordo, col cacchio riuscite a fare un governo, e la mia pazienza sta per finire. Gira gira faccio un governo istituzionale e poi si va a votare nella primavera prossima». I due ragazzi, che si credono uno più furbo dell’altro, allora fanno sapere che stanno per mettersi d’accordo. Preparano un contratto, tipo quei contratti prematrimoniali che si vedono nelle fiction americane, che, alle prime indiscrezioni sui contenuti, è stato sommerso di risate. Allora ne fanno un altro e, contestualmente, cercano un prestanome a cui affidare la responsabilità di portarlo a Mattarella insieme ad un altro bigliettino con i nomi dei ministri. Poveraccio Giuseppe Conte, che sarà anche una brava persona, un grande docente, un abile avvocato, ma di istituzioni, di politica, di governo, ha dimostrato di non saperne una mazza, altrimenti non si sarebbe messo nelle mani di quei due irresponsabili che lo hanno trattato peggio di un garzone di bottega, di un “pizzinnu d’andéra” al quale dare la comanda da portare a Mattarella ed eventualmente presentarsi di fronte a Camera e Senato, come un povero scolaretto al quale è stato messo in testa un paio di orecchie d’asino. Eh si, perché il povero Conte non ha avuto neppure l’autonomia di scegliersi uno, uno solo dei ministri che gli avevano tassativamente assegnato “attenti a quei due”. E Mattarella gli ha detto: «Ragà, andate a giocare in un’altra città che non sia in Liguria», e i due si sono talmente incazzati che hanno tolto persino il pallone a Conte. Che poi, se andiamo a fondo della faccenda, i due sono solo uno. È Salvini, che ha tanto tirato la corda da spezzarla, perché in questa operazione ci ha visto l’affare: andare a elezioni col corpo di Di Maio ancora caldo, ché i sondaggi danno la Lega il vertiginosa ascesa. E l’opinione pubblica? E il popolo? E gli elettori? Tutti esperti di diritto, ché se solo l’Italia fosse passata ai mondiali di calcio, col cazzo oggi avremmo tutti questi costituzionalisti su feisbuc.
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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