“La procedura di tele narcosi è risultata fatale”. Lo annuncia lo scarno comunicato con cui la Provincia di Trento informa del decesso di Daniza.
Un’orsa che non aveva chiesto di essere portata dalla Slovenia fino alle montagne del Trentino. Lei, ovviamente ignara, era elemento necessario per un piano di ripopolazione di plantigradi nella zona.
Nel 2000 era arrivata in Italia grazie ad un progetto chiamato Life Ursus, finanziato dall’Unione Europea e promosso dal Parco Naturale Adamello Brenta, condotto in stretta collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento che prevedeva interventi di difesa e protezione nei confronti dell’orso bruno. Uno di quei progetti dove un gruppo di persone si siede attorno ad un tavolo, spesso quello di un ristorante di lusso, e decide che quei fondi UE non se li deve lasciar sfuggire. I fondi Europei hanno spesso offerto appoggio alla creazione di opere importanti e indispensabili, altre volte sono stati usati e rendicontati a cazzo. Diciamocelo senza tanti giri di parole.
Quindi Daniza è arrivata, anzi è stata portata, in Trentino e fin qui tutto bene. Quella poveraccia ha anche fatto il suo dovere, ciò per cui l’avevano importata, dando alla luce ben 11 cuccioli. Poi un bel giorno un signore alla ricerca di funghi, spintosi in maniera incosciente all’interno del un parco dove avveniva il ripopolamento dell’orso bruno, l’ha incontrata.
Daniza, come tutti gli animali, ha fatto prevalere l’istinto di protezione di una mamma ed ha cercato di mettere in fuga quello che per lei costituiva una minaccia. Allora i signori che l’avevano fatta arrivare in Italia hanno pensato che un orso fosse pericoloso. Ma va? Erano convinti che rubasse solo le crostate dal davanzale di nonna Papera? E, al grido di “Daniza minaccia la comunità”, parte immediatamente la caccia alle streghe. La cercano. La scovano. L’anestetizzano. … ops è morta!
Errori, dicono loro, possono capitare naturalmente. E invece no, non devono capitare. Devono essere usati protocolli sicuri a tutela dell’animale. Non deve capitare che una Provincia, che ha incassato consistenti fondi dall’Unione Europea, che dovrebbe essere depositaria di progetti pregevoli per la tutela e riproduzione degli orsi bruni giochi al tiro al bersaglio con massicce dosi di narcotico.
Fino ad uccidere ciò che, invece, si doveva moltiplicare. Ops, è morta!
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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