L’assessore all’Ambiente del Comune di Arzachena ha proposto l’istituzione di un numero chiuso nella spiaggia di Capriccioli: la spiaggia, uno dei luoghi di maggior richiamo del comprensorio, è logorata da sistemi di pulizia aggressivi attuati con ruspe e trattori, quelli documentati da almeno un decennio tra l’indifferenza generale. Si rischia di perderla completamente, di vedere ridotto ad una spianata brulla di terra battuta quell’anfiteatro ricco di dune e coralli. La notizia non ha forse avuto la visibilità che meritava, ma certo ha il valore di una denuncia coraggiosa. Coraggiosa tanto quanto impopolare. Un giorno dopo, a stretto giro di posta, è arrivata la replica di un collega della giunta comunale, l’assessore al Turismo: le spiagge sono un bene dell’economia e non si toccano, quella dell’assessore all’Ambiente è una presa di posizione assunta a titolo individuale. Nel frattempo, la situazione della spiaggia la vedete documentata nelle foto: zoccoli di podeidonia alti due metri impediscono di fatto l’accesso ai bagnanti. Banchi di fogliame nerastro che presto libererà nell’aria un tanfo insopportabile. Sono parecchie le lamentele di turisti costretti ad abbandonare l’idea di fare un tuffo, gente che ha pagato fior di soldi per una vacanza in quest’ultimo scorcio di primavera. Si è passati dal pulire la spiaggia con mezzi da cantiere – con le conseguenze denunciate dall’assessore Orecchioni – al non pulirle affatto. La poseidonia non è un’alga, ma un elemento fondamentale per la sopravvivenza dell’ecosistema marino: la si può spostare usando i rastrelli, come si faceva una volta. Certo è che bisognerebbe trovare un equilibrio tra fruizione per i bagnanti e tutela ambientale. Invece, nulla: a chi pone il problema, si risponde che il problema non esiste. La conclusione è sempre la stessa: totale mancanza di programmazione, incapacità di guardare agli arenili come ad un patrimonio naturale che merita di essere curato tutto l’anno. E non solo nell’ultima settimana prima dell’apertura degli alberghi nei paraggi. Ad una pressione antropica insostenibile si è aggiunto anche il rilascio di nuove concessioni demaniali che, ormai, consentono l’installazione di veri e propri stabilimenti con basi in cemento. La temuta riminizzazione si è inesorabilmente imposta, stravolgendo l’identità di un turismo che proprio nell’ambiente ha il suo punto di forza. Alla politica spesso si chiedono risultati irraggiungibili. Una gestione saggia delle coste era invece un obiettivo realistico, alla portata di qualunque amministrazione abbia un minimo di sensibilità. Ps: i qualunquisti del “della Costa Smeralda non ce ne frega nulla” sappiano che anche quello è un pezzo della Sardegna. E sappiano che quelle spiagge esistevano prima dell’arrivo di principi, emiri e Briatori.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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