Bisogna prenderne atto: i venti di guerra tra la superpotenza russa e la Turchia, con possibile estensione su larga scala del conflitto, il pericolo sempre incombente del terrorismo dopo la strage di Parigi e l’esplosiva situazione in Siria – tutti argomenti che hanno monopolizzato l’interesse generale, in queste settimane – hanno dovuto cedere le prime pagine a questioni ben più influenti sulla nostra quotidianità: la recita di Natale nella scuola di Rozzano comprendente l’esecuzione di “Tu scendi dalle stelle, o re del cielo” e l’allestimento del presepe nel medesimo istituto. Ci sarebbe davvero da ridere, se non fosse che in questa farsa è contenuto tutto il dramma dell’Italia: capace di farsi prendere per il naso ad ogni occasione, senza mai chiedersi se davvero valga perdere tempo su sciocchezze spacciate per questioni essenziali. Davvero il canto di Natale in un sobborgo milanese (ci sono stato, una volta, a Rozzano) e il presepe sono argomenti così importanti? No, io credo che non gliene freghi nulla a nessuno. Se non proprio alla Chiesa. Non per il principio in sé, quanto perché queste sciocchezze, opportunamente pompate, diventano le classi armi di distrazione di massa: si chiama a raccolta la gente per la difesa di un simbolo, come fosse la maglietta della squadra del cuore, cosicché gli animi si accendono e la questione assume i toni della disputa calcistica. Noi italiani, si sa, non vediamo l’ora di brigare, che sia per Coppi e Bartali o Mazzola e Rivera: può andare bene anche il presepe a Rozzano. Il resto lo fa il potere di condizionamento della Chiesa e la sua organizzazione su base territoriale: ovunque ha qualcuno disposto a condurre la battaglia sfidando le pernacchie, a volte per puro idealismo e altre volte perché la raccomandazione di un vescovo o un cardinale vale molto più di un concorso pubblico. Perché armi di distrazione di massa? Cosa c’è da nascondere? Fateci caso: non appena esplode uno scandalo tra le mura Vaticane e le ruberie del Marcinkus di turno diventano di dominio pubblico, si acchiappa una notiziola da breve in pagina di cronaca e la si trasforma in caso nazionale. Èd è sempre esaltante notare come chi non trova nulla di scandaloso nell’attico del cardinale Bertone, acquistato con i fondi della beneficenza, e non ha nulla da dire sul processo di due giornalisti per aver scritto la verità, si stracci invece le vesti per il presepe di Rozzano. Buon Natale.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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