II dati da primato dell’Expo che chiude fanno piacere. Il presidente Mattarella ha fiducia in Milano (forse ne apprezza la capacità disciplinata di stare in fila) e le chiede di “fare da locomotiva a un nuovo sviluppo sostenibile per l’Italia”. Se ne decidono le sorti: una nuova datazione – avanti Expo e dopo Expo – impone attenzioni e volontà perché i padiglioni smantellati non lascino alle aree periferiche l’eredità del volto triste del clown, una volta smontato il tendone del circo. E’ bene stemperare lo storitellyng dei trionfalismi politici dell’Expo evitando l’ubriacatura dell’evento, nell’imminenza delle luminarie natalizie e del Giubileo. Ricordandoci ad esempio che i successi dei vari expo – Bologna, Francoforte per i libri e Verona per il vino – non cancellano le criticità dei mercati. Ricordiamoci che il default della Grecia arriva dopo le Olimpiadi del 2004 e che gli impianti delle Olimpiadi della neve di Torino sono una diseconomia sottoutilizzata. Sport, cibo: brand consolidati troppo spesso vittime dei mercatismi. Filiere culturali complesse cui guardare con senso di realtà: quanto di contraffatto circola per il mondo con il nostro tricolore. Guardiamo al presente da angolo ampio: dalla tragedia dei migranti, che si spera congiunturale, alla strutturalità di fame e sottoalimentazione. Tappe di un percorso faticoso che abbia consapevolezza della mission dell’Expo: la fame nel mondo va sconfitta da qui al 2030. Continuerà il discorso Cascina Triulza, svolgendo il ruolo di Lab-Hub per l’innovazione sociale e lo sviluppo sostenibile con attività di educazione alla sostenibilità e all’alimentazione corretta. Bologna Fiere lo riecheggia con il Biodiverty Park. Necessita senso etico per affrontare mercati rapaci in un mondo complesso in cui colesterolo alto e obesità convivono con le culture vegane e la “decrescita felice” di Serge Latouche non sazia chi ha fame. Un nuovo patto tra consumatori, imprese e mercati è necessario: ne scrive Andrea Farinet in “Socialing”(Angeli): ipotizza la digital transformation dell’economia come opportunità; afferma “che coltivare è un atto etico e mangiare un diritto sociale”. La “Carta Universale dei Diritti della Terra Coltivata” è manifesto programmatico che auspica l’equilibrio tra la dimensione naturale e la capacità produttiva del pianeta nella sostenibilità ambientale. Socialing è la crasi di social e marketing, presa d’atto dell’importanza del Web per le transazioni commerciali e consapevolezza della economicizzazione imperante; da qui l’esigenza di approcci etici ai consumatori e ai mercati attraverso la “Carta”, presentata al Parlamento dell’UE e dell’ONU, affermando i diritti della Terra: dignità, naturalità, integrità, fertilità e declinando una democrazia non soccombente al mercato. Ammonisce Gustavo Zagrebelsky (Moscacieca, Einaudi): “se ai cittadini si sostituiscono i produttori e i consumatori, i creditori e i debitori, i venditori e i compratori, il plebiscito del mercato risulta essere la democrazia nella sua forma più coerente”. Il dopo Expo potrà essere una data fondamentale e la Sardegna ne otterrà vantaggi se saprà cogliere le dinamiche della globalizzazione, nell’etica delle sue tipicità. Google in prima persona invita 64 Camere di Commercio italiane a partecipare al progetto “Made in Italy – eccellenze in digitale”. Aderisce anche Cagliari che invita cinquanta piccole e medie aziende sarde ad avvalersi per nove mesi dei “digital strategist” di Google (giovani esperti di marketing) per cercare mercati esteri al turismo ed agroalimentare sardo superando la “arretratezza digitale”. Spero che i digital strategist di Google abbiano competenze etiche per accompagnare le aziende sarde nei mercati globali. La NET economy è uno stato transnazionale: da qui si passa, per vivere e sopravvivere. Innumerevoli le occasioni perse e i ritardi accumulati dalla Sardegna: ad esempio le debole internazionalizzazione delle pagine Web dei nostri beni culturali ne sconta la mancata visibilità, laddove sul turismo si vuole puntare.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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