Una strada di una cittadina australiana, un giovane posa il suo zaino per terra e vi appoggia un cartello: “Io mi fido di te, tu ti fidi di me? Abbracciami!” poi si benda gli occhi ed allarga le braccia. In tanti di quelli che passano vanno ad abbracciarlo e lui ricambia, affettuosamente. Un gesto di grande fiducia, rispetto e di amore per il prossimo. Finisce con la denuncia da parte delle autorità a quel giovane per “turbamento dell’ordine pubblico”.
Un negoziante napoletano offre un panino ad un disabile disadattato, gratis, questi esce contento dal negozio e si trova di fronte due finanzieri. Finisce con una denuncia da poco più di cento sino ad oltre mille euro per il generoso commerciante.
Due storie che mostrano quanto sia davvero difficile, di questi tempi, essere buoni ed altruisti, due storie quasi banali con finali a dir poco assurdi, incontemplabili per chiunque possegga un minimo di buon senso. Ma c’è pure di peggio, in un’Italia che si è per mesi indignata, stracciata le vesti ed i capelli per due militari, i due famosi “Marò”, coinvolti in una vicenda di pescatori uccisi nella “difesa” da non si sa bene quale attacco ad un mercantile italiano in acque limitrofe all’India. Niente a che vedere con la solidarietà, con la generosità e con l’amore ma una vicenda che ha smosso e continua a smuovere con solerte decisione molti dei nostri apparati fra Farnesina e Interno per fare “rientrare a casa” i due soldati, per evitargli di essere processati dalle autorità competenti, se non per quella parte di mare, quantomeno per le due vittime.
C’è la storia di un uomo, un civile italiano che pure per quel Ministero, la Farnesina, lavorava. Un uomo accusato da due testimoni che lo hanno semplicemente visto giocare in piscina con tre minori, senza nessuna prova oltre il fatto di essersi preso umanamente cura, amorevolmente ed esclusivamente accompagnandosi ad essi in luoghi pubblici e mai altrove [così come di tanti altri, in altre parti del mondo Italia compresa senza mai dare adito al benché minimo problema, men che mai ad un qualsivoglia “sospetto”] dagli inquirenti di un paese straniero, le Filippine, di “traffico ed abuso di minori” e trattenuto là non certo in lussuosi hotels o resorts come i due marò, ma in una cella di trenta metri quadri insieme ad altri ottanta detenuti per mesi, con tutti i problemi che da questa condizione possono derivare. Disfunzioni renali, infezioni virali e tanto altro.
Quest’uomo si chiama Daniele Bosio ed era, sino a prima dell’arresto, il nostro Ambasciatore nel Turkmenistan, ma non solo.
Daniele Bosio si occupava da anni di solidarietà e volontariato no-profit in tutto il mondo, aiutando e cooperando con moltissime associazioni e centri di assistenza ai minori. Minori con i quali ha sempre avuto un rapporto amorevole e disinteressato così come provano tutte le testimonianze e le azioni da lui compiute in anni di onorate carriera e dedizione al prossimo. Per lui non si è vista la stessa levata di scudi e di amor patrio, non sinora, ma nemmeno la stessa determinazione da parte di quelle istituzioni che per altri sembrano smuovere mari e monti, come per le due giovani “volontarie” riportate a casa recentemente ed in circostanze ancora poco chiare a tutti. Daniele Bosio è un uomo, un italiano quanto e più di tutti gli altri prigionieri sparsi in giro per il mondo a vario titolo, ma di lui si parla pochissimo, quasi nulle le reazioni su network e media da parte di quella pubblica opinione che per altri casi, i marò, le due ragazze Vanessa e Greca rapite in Siria o la nostra Rossella Urru, tanto rumore fecero e fanno.
Non me lo spiego.
Non mi spiego com’è che, per quest’uomo, Daniele Bosio, sul quale gravano accuse improbabili per non dire assurde, i nostri “potenti apparati” che riescono a trattare con terroristi del calibro di quelli dell’ISIS, non riescano a trovare una rapida via per concludere questa vergognosa vicenda pur avendo come outsider un governo, per quanto corrotto e corruttibile come quello filippino, regolare e internazionalmente riconosciuto. Mi chiedo quali siano gli ostacoli e quali le responsabilità di tutta questa lentezza e disinteresse, mentre un uomo soffre, da innocente sino a prova contraria, pene che che un paese civile evita persino ai peggiori assassini.
Mi chiedo perché, distanze come quella fra l’Italia e l’India o l’Italia e le Filippine, quasi uguali, possano diventare per taluni brevissime, per altri incolmabili. Mi chiedo che fine stiano facendo, in questo Paese, sentimenti come la Solidarietà e l’Amore, se vicende come questa di Daniele hanno poi esiti simili alle due storie che ho raccontato all’inizio, dove chi semina amore paga, mentre chi chi semina odio viene salvato?
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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