Un tentativo di linciaggio non è evento che possa ridursi ai limitati codici dell’attuale moda politica. E’ vero che il populismo bipartisan e la deriva leghista della destra italiana hanno formato una miscela micidiale che ci sta intossicando la vita, alcuni dicono ormai irrimediabilmente. Ma il linciaggio è una prassi antica che ha radici biforcute: una affonda nel diritto primordiale, quando la legge della vendetta era affidata neppure ad autorità preposte ma veniva esercitata dalle vittime coinvolte nel delitto e dai loro parenti; l’altra è più profonda, perché si nutre di uno dei nostri sentimenti costitutivi formati nel periodo magmatico e misterioso del nostro passaggio da bestie a umani, cioè la ferocia. Il linciaggio fa parte di questo nostro inconscio collettivo e la sua proiezione fisica, che talvolta si manifesta, è l’espressione materiale di ciò che abbiamo dentro, così come la tragedia teatrale, alle sue origini greche, rappresentava nei fatti improntati a una crudeltà, una morbosità e una ferocia basiche le onde più nascoste di questi nostri istinti. Vedo poca differenza tra l’effettivo tentativo di linciaggio e gli inni di morte affidati a Facebook: entrambi rivelano il risveglio di questo eterno ritorno ai primordi al quale si oppone la nostra volontà di sfuggirne. Tu che uccidi per rivendicare il tuo ruolo di padrone nei confronti di una donna, a questa mia volontà di riscatto dall’orrore che è dentro di noi fai ribrezzo quanto coloro che ti vogliono uccidere: entrambi siete la negazione dell’essere umani e insieme la terribile affermazione della nostra umanità. E il politico che all’improvviso invade questo evento parlando su un social della sua voglia di uccidere? Mah! E’ come se nell’ “Edipo re”, durante il raccapricciante monologo in cui Edipo finisce di scoprire e rivela piena coscienza delle sue colpe, mentre dal palco si diffonde ed entra nella cognizione dello spettatore la tremenda verità che “le maggiori sofferenze sono quelle di cui noi stessi siamo la causa” e cade l’invisibile quarta parete e attore, autore, personaggio e pubblico diventano un’unica entità, Sofocle improvvisamente facesse entrare in scena Raimondo Vianello. Non c’entra un cazzo.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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