Io non ricordo questi distinguo, questo scetticismo strisciante, questo brontolio, quando venne il Giro d’Italia in Sardegna esattamente dieci anni fa. Cosa è cambiato in questi dieci anni? A considerare certi atteggiamenti di questi giorni, per fortuna minoritari ma, tuttavia, anche fin troppo diffusi, verrebbe da dire che oggi siamo diventati uno strano popolo. Infatti:
I sardi sono quello strano popolo che considerano allo stesso modo chi viene a sganciare bombe e veleni e un gruppo di campioni del ciclismo al seguito di una importante manifestazione sportiva di livello mondiale;
I sardi sono quel popolo che si lamenta se in televisione mostrano i cartelli sforacchiati dai pallettoni, e poi si armano di metaforici pallettoni, in agguato, in attesa che qualche cronista sbagli l’accento di una località per impallinarlo senza pietà;
I sardi sono quelli che si lamentano se un cronista in cinque ore di trasmissione sbaglia l’accento di una loro località, e poi non sanno come si scrive il sardo, sbagliando tutte le paragogiche;
I sardi sono quelli che si lamentano se vengono dipinti come vendicativi, torvi e cupi, e poi mostrano ostilità, scetticismo e diffidenza per una manifestazione sportiva che tutti vorrebbero;
I sardi sono quelli che si lamentano se l’immagine dell’isola che si prende da fuori è quella negativa, e poi invocano teorie colonialiste se le ragazze immagine locali sfoggiano uno splendido costume sardo tradizionale;
I sardi sono quelli che invocano le teorie colonialiste per tutto quello che viene da fuori, innocue manifestazioni sportive comprese, e poi affollano le città mercato come tutti e importano i prodotti alimentari da fuori;
I sardi sono quelli che si lamentano di un modello di sviluppo che ha inquinato il loro territorio, e poi storcono il naso quando c’è una imperdibile occasione di promuovere il turismo eco-sostenibile;
I sardi sono quelli che sostengono che sarebbe giusto destagionalizzare il turismo, che la Sardegna è bella tutto l’anno, non solo a Luglio e Agosto. Poi arriva il Giro d’Italia a Maggio, con 3000 persone al seguito, e si lamentano;
I sardi sono quelli che criticano la Saras e le altre industrie petrolifere per l’inquinamento, e poi se trovano la strada chiusa al traffico per una manifestazione sportiva entrano in crisi esistenziale, che senza automobile non sanno come fare;
Bene, in realtà la mia è solo una provocazione, come avete certamente capito, perché le cose sono andate diversamente, a prescindere da quelli che, sempre e comunque, sono brontoloni per natura e professione. Perché la Sardegna ha accolto il Giro d’Italia, anche questa volta, con il calore della festa entusiasta e colorata, dando la migliore immagine di sé. Perché, in fin dei conti, sono gli altri che ci dipingono così, vendicativi e lamentosi, diffidenti e ombrosi. Ma noi non siamo così, come ci dipingono loro. Ma se qualcosa davvero è cambiato in questi dieci anni, allora direi che forse, lentamente, per uno strano processo di interiorizzazione a specchio, mentre crediamo di criticare e contestare, in realtà stiamo iniziando a diventare esattamente come loro vorrebbero che fossimo. Stiamo iniziando a diventare, forse, come l’immagine che il loro specchio ci mette davanti.
foto tratta dalla pagina del sito:
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Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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