Il 10 marzo del 1973, usciva “the dark side of the moon” dei Pink Floyd. Era l’ottavo album della band britannica ed è l’album della consacrazione. Avevo 14 anni e pochi soldi nelle tasche. A quei tempi gli LP costavano 4.500 Lire e io, al massimo, disponevo di mille lire la settimana. Il mio amico Vanni, invece, più parsimonioso, riuscì a ragranellare in poco tempo i soldi per il grande acquisto e mi invitò a casa sua per ascoltare, sul suo Piooner, quel disco dalla copertina nera, un triangolo e i colori dell’arcobaleno che fuoriuscivano sulla destra. A quei tempi nei dischi in vinile non erano presenti i testi delle canzoni. E, in ogni caso, nessuna traduzione era allegata. Non c’era Internet e dovevamo fidarci del nostro modo stupido di tradurre. Di inglese ne masticavo quanto un indiano apache abbandonato per anni nella sua riserva e Vanni quanto uno spagnolo vissuto da sempre in Alsazia. Insomma, con il vocabolario (eravamo al primo anni delle superiori) provammo a tradurre Breathe. Il titolo fu semplice perché, almeno quello era in bella evidenza nell’elenco dei brani. “Respira”, così come comprendemmo che l’album aveva un significato bello e misterioso “Il lato oscuro della luna”. Provammo ad ascoltare le parole di David Gilmour ma, sinceramente, non riuscimmo a capire assolutamente nulla se non qualche traccia tra una musica e l’altra. “Corri coniglio corri” fu l’unica cosa che tirammo fuori da quella canzone musicalmente magica e travolgente. Si decise che il testo era dedicato alla difesa degli animali e il lato oscuro della luna era la nostra cattiveria di esseri umani nei confronti della natura. Ho riascoltato in questi giorni il brano con testo inglese e italiano davanti a miei occhi. Quanto siamo stati stupidi, mi son subito detto. E’ una canzone con una bellissima lirica, quel “parti, non lasciarmi” è il preludio di un addio definitivo. E’ una canzone con un immenso lato oscuro, la ricerca di un “dopo” per un’anima a fine corsa. Io e il mio amico Vanni nei nostri stupidi e imperdibili 14 anni sentenziammo che il lato oscuro fosse l’inglese. Ma la musica è rimasta e “the dark side of the moon” rimane uno tra i più bei dischi mai concepiti da un gruppo musicale. Ultima verità: in inglese non valevo molto ma, oltre a dire “the cat is on the table” imparai, grazie ai Pink Floyd, a dire “run rabbit run”. E mica è poco.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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