Si chiamano Jameel, Irfaa, Muhammad, Samir, Rashid, Azeez, Abdul, ma anche Peter, John e Frank e in tanti altri modi: sono ragazzi quasi tutti al di sotto dei venticinque anni, sono ospiti dei centri di accoglienza per immigrati che gravitano attorno alla mia città.
Sono giovani educati, che sperano di costruirsi un presente e un futuro, sperano in un’opportunità lontano dalla loro patria, dalla quale sono scappati per i più diversi motivi, soprattutto per la miseria e per mancanza di prospettive. Alcuni vanno a scuola, altri cercano di aggregarsi a gruppi di ragazzi del posto che trascorrono le serate in un campetto di un quartiere popolare a giocare a calcio, altri, purtroppo, hanno preso l’abitudine di sostare all’uscita dei supermercati e chiedere l’elemosina, anzi, non chiedono, ti guardano con aria supplichevole e aspettano che tu ti faccia avanti, e nella maggior parte dei casi ti chiedono qualcosa da mangiare o da bere, rigorosamente bibite analcoliche: acqua o al massimo, se insisti, una Coca Cola.
Non è facile far accettare a una fetta consistente di popolazione, o ai razzisti-xenofobi aizzati dai vari Salvini, Pili et similia, la presenza di questi disperati, e le istituzioni, in molti casi si lasciano prendere la mano nella foga di evitare contestazioni da parte dei residenti.
E allora ecco l’ordinanza contro l’accattonaggio molesto, attraverso la quale qualcuno era convinto di poter cacciare in malo modo, magari sostenuto dalle forze dell’ordine, due o tre ragazzi di colore che stazionano all’uscita del locale dove vanno a giocarsi decine di euro ai videogiochi, o a raschiare mazzi di gratta e vinci, salvo poi lamentarsi che agli immigrati vanno 35 euro al giorno e loro son costretti a compilare moduli ai servizi sociali.
Ma il massimo si è raggiunto a Ventimiglia, dove il sindaco PD ha emanato la scorsa estate un’ordinanza che vieta, per motivi igienico-sanitari, la “distribuzione di cibo ai migranti”, e, in ottemperanza a questa ordinanza, sono state comminate nei giorni scorsi un paio di sanzioni ad altrettanti cittadini (francesi) che avevano offerto per strada del cibo ad immigrati.
Che dire? Visto che non si possono colpire direttamente quei poveracci si criminalizza la solidarietà.
E meno male che il nostro è un paese di solide tradizioni cristiane, che impongono ai fedeli di dar da mangiare agli affamati e dar da bere agli assetati, manco che si tratti di fare i tassisti per un giorno la settimana per accompagnare a lezione Azeez e Peter….o si?
Ma questa è un’altra storia, una storia di cui andare fieri.
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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